Muna* e la sua famiglia sono stati costretti a evacuare da Khan Younis quando gli attacchi dell’esercito israeliano si sono estesi al Sud della Striscia. Per mettersi in salvo, si sono rifugiati nel campo di Al Mawasi, insieme ad altre migliaia di sfollati, costretti a trovare riparo in tende di fortuna. Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza.

Vincere freddo e paura
La numerosa famiglia di Muna, composta da 50 persone, ha improvvisato un rifugio accostando diverse tende l’una all’altra, ma queste non sono sufficienti a proteggerli dalle intemperie.
L’arrivo dell’inverno ha colto gli sfollati della Striscia, ora quasi due milioni, impreparati.
“Durante la notte moriamo di freddo. Le mie figlie e le altre ragazze che stanno qui, tutte molto giovani, stanno tutte male. Soffrono di dissenteria e vomito tutta la notte. Siamo mentalmente e fisicamente esausti.’’ racconta Muna.
Gli uomini condividono una coperta in quattro, mentre le tre figlie dividono con lei due materassi e una coperta. Oltre al gelo della notte, c’è la continua paura di essere colpiti: “Mentre dormiamo, i missili sfrecciano sopra di noi e temiamo che possano colpirci’’.

SOPPORTARE FAME E SETE
Oltre a soffrire il freddo, Muna e la sua famiglia devono vincere la fame. Il prezzo della farina e dei legumi secchi è molto alto, e le persone fanno fatica a procurarseli. Il marito di Muna, Mutaz*, ha dovuto mettere da parte pezzi di pane bruciacchiato, in caso non riuscissero ad averne più per sfamarsi.
“Cuociamo il pane ogni giorno per sfamare i bambini, e diamo loro la nostra parte. Gli adulti fanno la fame per far mangiare i bambini” racconta.
Ma la mancanza d’acqua potabile il problema più grave: “Non abbiamo acqua pulita; beviamo acqua salata, che non è potabile, e non abbiamo nulla. (…) Come pensate che i bambini si ammalino? Tutto a causa della mancanza di acqua pulita, di igiene, di cibo.”
Dal punto di vista igienico-sanitario, la situazione nella Striscia sta peggiorando notevolmente. È sufficiente considerare che c’è una latrina ogni 800 persone e una doccia ogni 3.000.
I gravissimi danni alle infrastrutture idriche hanno causato intasamenti del sistema fognario e fuoriuscite di liquami in diverse parti di Gaza. L’Organizzazione mondiale della sanità ha rilevato un aumento dei casi di epatite A al centro di Gaza e a Rafah, a causa del sovraffollamento.
IL DOLORE DI MUNA E DEL POPOLO PALESTINESE
“A nessuno importa ciò che stiamo vivendo“.
Muna è angosciata dalla paura di essere abbandonata, di essere dimenticata mentre si trova ogni giorno a combattere per avere salva la vita. Le sue parole, cariche di amarezza, risuonano come un grido.

Il nostro impegno a fianco della popolazione civile
Dal 7 ottobre, nonostante le enormi sfide e la continua minaccia alla vita dei nostri operatori, abbiamo assistito oltre 73.000 persone attraverso la nostra risposta umanitaria, fornendo cibo, coperte, kit igienico-sanitari e acqua potabile.
Tu, in questo momento di grave emergenza, puoi fare la differenza tra la vita e la morte per le migliaia di persone che, come Muna, sono intrappolate nella Striscia senza un posto dove fuggire per mettersi in salvo. Questi civili innocenti stanno pagando un prezzo altissimo, che nessuno dovrebbe pagare.