Roma, 06/04/2011 – Un buco di 18 miliardi di dollari rispetto ai fondi promessi dal G8 di Gleneagles nel 2005. Le cifre sull’Aiuto Pubblico allo Sviluppo diffuse oggi dall’Ocse confermano che i paesi ricchi non stanno mantenendo le promesse fatte ai paesi poveri. Per comprendere la gravità del ritardo, Oxfam ha calcolato cosa si potrebbe realizzare con i fondi mancanti. La somma di 18 miliardi di dollari permetterebbe di mandare scuola ogni bambino sulla terra, di pagare lo stipendio a quasi 800mila ostetriche nell’Africa sub-sahariana – dove i tassi di mortalità materna sono i più alti del mondo – e di acquistare zanzariere di vitale importanza per un milione di persone, proteggendole dalla malaria. Una malattia che uccide lo stesso numero d persone, quasi un milione ogni anno. I 18 miliardi di dollari mancanti (12,5 miliardi di euro) corrispondono inoltre a soli quattro giorni di spese militari a livello mondiale.
Nel 2005, il G8 ha promesso di stanziare 50 miliardi di dollari in più in Aiuto Pubblico allo Sviluppo. La metà di questa somma, 25 miliardi di dollari, era destinata all’Africa, ma solo 11 miliardi sono stati stanziati per questo continente. Tra i paesi che non mantengono gli impegni spicca l’Italia, il maggior ritardatario rispetto alle promesse del G8. Il nostro paese ha contribuito solo con lo 0,15% del Pil per un ammontare di 2,1 miliardi di euro stanziati nel 2010. Eppure, nello stesso anno il governo italiano ha speso ben 4 miliardi di euro per auto di servizio e autisti a disposizione di ministri e funzionari e per le auto dedicate a servizi speciali e di vigilanza urbana.
“Anche se molti paesi stanno soffrendo per la crisi economica, le nazioni più povere sono colpite in modo ancora più duro. Tagliare gli aiuti a questi paesi significa privare i poveri di acqua pulita, di medicine salvavita e di cibo”, avverte Farida Bena, portavoce di Oxfam Italia. “I paesi poveri sono privati di ben 18 miliardi di dollari di aiuti vitali, sebbene 64 milioni di persone in più siano state ridotte in povertà dalla crisi finanziaria. L’Italia veste la maglia nera e può recuperare solo con una decisa inversione di rotta, ma finora non c’è stato alcun segnale in questa direzione”.
I numeri dell’aiuto dei paesi Ocse sono cresciuti leggermente rispetto allo scorso anno: la spesa totale per gli aiuti è infatti aumentata da 119,7 a 128,7 miliardi di dollari. Tuttavia, le ripercussioni dell’attuale crisi economica non produrranno effetti prima del prossimo anno. Per sette paesi l’aiuto, in percentuale del Pil, è in realtà diminuito.
41 anni fa i paesi ricchi hanno promesso di dare lo 0,7% del loro Pil in Aiuto Pubblico allo Sviluppo (Aps). Ma oggi solo cinque paesi hanno raggiunto questa percentuale (Danimarca, Svezia, Olanda, Norvegia e Lussemburgo). I paesi dell’Europa occidentale si sono impegnati in sede di Unione Europea a destinare lo 0,7% del Pil in Aps entro il 2015. Tuttavia, mentre mancano meno di cinque anni alla scadenza, molti paesi, inclusi Germania e Spagna, sono in ritardo. Il Regno Unito e il Belgio sono gli unici due governi con un piano per raggiungere lo 0,7% prima del 2015.
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