In Italia, paese con uno dei sistemi sanitari nazionali pubblici ancora tra i più performanti e inclusivi al mondo, l’emergenza coronavirus ha portato molti ospedali vicini al collasso e il personale sanitario al limite delle forze, ma cosa può succedere nei paesi più poveri? In un mondo senza strutture sanitarie e misure adeguate è a rischio la vita di 40 milioni di persone.
Mentre nei paesi ricchi la campagna vaccinale ha portato risultati importantissimi, permettendo di ridurre i contagi e quindi i decessi, alcuni tra quelli più poveri hanno a malapena iniziato a proteggere la propria popolazione. Si calcola che nel 2021 sarà vaccinata appena il 23% della popolazione dei Paesi in via sviluppo.
Per arrivare alla sconfitta definitiva del Covid-19, i vaccini devono essere distribuiti a tutti, e nel più breve tempo possibile: solo così si può evitare che il virus muti in varianti più aggressive e si può raggiungere l’immunizzazione a livello globale.
È una corsa contro il tempo che occorre vincere insieme ma la limitata capacità di produzione a livello globale e i prezzi non sostenibili causati dal sistema di monopoli con cui operano le case farmaceutiche, che al momento, con brevetti esclusivi, non condividono tecnologia e know-how azzerano di fatto la possibilità che i vaccini siano prodotti e venduti da molti attori in un mercato competitivo e resi disponibili al pubblico al minor costo possibile.
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