C’è una bambina di cui non vedrete mail il volto. Ha troppa paura per ciò che le potrebbe accadere una volta tornata in Siria. Reema (non il suo vero nome) ha 12 anni. Abita al primo piano di una casa in costruzione, in Libano. Intorno ci sono blocchi di cemento e mattoni. Nessuna finestra, nessuna comodità. Dorme in una piccola camera con i genitori e 4 fratelli.
La prima cosa che mi ha detto, in un misto di inglese e arabo, è stata: “Ero a scuola quando è stata bombardata. Alcuni bambini sono rimasti uccisi. Siamo scappati tutti. Quando abbiamo visto che bombardavano la scuola, abbiamo pensato che avrebbero bombardato tutte le scuole del mondo”. E’ una delle cose più tristi che abbia mai sentito. “Mi manca la scuola, mi mancano le insegnanti, gli amici, le lezioni. Adesso non faccio nulla. Non ho penne o carta, quando vedo i bambini andare a scuola mi metto a piangere e mi chiedo perché io non ho il diritto di andarci”.
Un paio di giorni dopo, consegno a Reema quaderni e una penna. Lei mi presta il suo taccuino verde, in cui ci sono le sue poesie e i suoi disegni. Il traduttore mi spiega che le poesie di Reema non sono facili da tradurre: sono scritte infatti in quello che potrebbe essere il corrispettivo in arabo di un inglese shakespeariano.
Quando prendo la matita e il quaderno
Cosa devo scrivere?Devo scrivere della mia scuolaDella mia casa, della terra che mi hanno portato via?Quando tornerò nella mia scuolaQuando correrò verso di lei con la cartellaLa mia scuola non c’è piùAdesso ovunque è distruzioneNon ci sono studentiNon ci sono campanelleLa scuola si è trasformata in macerieDevo scrivere della mia casa che non vedo piùDove non posso più stareDevo scrivere dei fiori che profumano di distruzione?Siria, mio amato paese,tornerò mai da te?Ho fatto così tanti sogniNessuno si è avveratoTutto quello che voglio è vivere nel mio paese in libertàSiria, mio amato paese, ti amo.
Due domande che Reema mi ha fatto continuano ad assillarmi. “Stai vedendo cosa succede in Siria?” e “Cosa diresti ai bambini siriani del loro paese?”. Nel suo taccuino c’è il disegno di un occhio che trattiene le lacrime. Il titolo è “Lacrime di un bambino”. Accanto c’è un’altra delle sue poesie, particolarmente eloquente, in cui fa ancora domande:
Chi ascolterà il mio dolore in esilio?
Chi comprenderà la mia pazienza e la mia fragilità?La mia pazienza sta finendoI miei occhi non possono trattenere più lacrimeC’è qualcuno che ascolti la mia voce?C’è qualcuno a cui importi della mia infanziaChe abbia pietà di me?Aiutatemi ArabiAiutate i bambini sirianiRiportatemi a casaAl mio giardinoAl mio paeseRidatemi la mia cartella, i miei libriLe mie penne, le mie matite colorateRidatemi il mio sorriso, i miei amici, la mia scuolaRiportatemi indietro, riportatemi indietroNella mia patriaC’è qualcuno lì fuori che mi ascolti?C’è qualcuno lì fuori che mi ascolti?
Jane Beesley /Oxfam
Aiutiano la popolazione siriana
Per far fronte ai bisogni della popolazione siriana colpita dalla crisi, Oxfam ha iniziato ad intervenire a sostegno dei rifugiati principalmente in Libano ed in Giordania attraverso il lavoro congiunto di Oxfam Italia insieme a Oxfam Great Britain e Oxfam Novib (Olanda), e quindi direttamente in Siria.
Fino ad ora Oxfam ha aiutato 200.000 rifugiati.
Ma i bisogni sono molti di più. Aiutaci ad assicurare loro cibo, acqua, servizi igienici essenziali e il necessario per la prima accoglienza.
È possibile sostenere Oxfam con:
– Carta di credito telefonando al Numero Verde 800 99 13 99 o facendo una donazione on line cliccando qui
– Una donazione periodica tramite Rid bancario o postale
– Bollettino postale, c/c n. 14301527 intestato a Oxfam Italia (causale Emergenza Siria)