Fuori anche i buoni investimenti?
Il mese scorso Oxfam ha lanciato una petizione chiedendo alla Banca Mondiale di sospendere per 6 mesi i suoi investimenti nelle compravendita di terreni di larga scala.
Data l’irresponsabile corsa alla terra condotta da banche e investitori privati nei paesi in via di sviluppo, Oxfam si è sentita costretta ad agire.
Dal momento che non ci sono adeguate misure di protezione, questa corsa porta troppo spesso le persone e le comunità locali a perdere le proprie case e la terra dove coltivano il proprio cibo.
Migliaia di persone nel mondo chiedono alla Banca Mondiale di assumere un ruolo guida in questo settore, e mentre la Banca sta ad ascoltare, non ha ancora deciso di cambiare le proprie politiche. Così, in una serie di blog, stiamo cercando di capire perché la Banca Mondiale ha rifiutato fino ad oggi le nostre richieste. Abbiamo già espresso nel dettaglio perché non accettiamo le obiezioni della Banca e abbiamo spiegato perché non accettiamo la posizione della Banca che sostiene di non essere il giusto bersaglio.
Un’altra ragione per cui la Banca Mondiale ha rifiutato la richiesta di Oxfam di sospendere gli investimenti è quella che chiameremo “gettare l’acqua sporca col bambino dentro”.
La Banca sostiene che una sospensione finirebbe per staccare la spina non solo ai progetti che hanno avuto conseguenze negative sulle persone, ma pure a quelli di cui beneficiano le persone che anche Oxfam cerca di aiutare. In particolare, la sospensione delle compravendite di terreni agricoli invocata da Oxfam andrebbe a svantaggio dei piccoli produttori, che rappresentano la categoria più povera al mondo.
Per essere chiari, Oxfam non ha mai sostenuto (e mai lo farà) che la Banca Mondiale non debba investire in agricoltura, proprio perché Oxfam è impegnata ad aiutare le persone più vulnerabili nel mondo, come i piccoli produttori. Quello che vogliamo è assicurare che l’aumento degli investimenti della Banca Mondiale in agricoltura (che sono cresciuti da 2,5 miliardi di dollari nel 2002 a 6-8 miliardi di dollari nel 2012), sia accompagnato da un reale sostegno alle persone..
Non stiamo chiedendo alla Banca Mondiale di abbandonare il settore agricolo, ma solo di sospendere per un periodo di 6 mesi gli investimenti agricoli che coinvolgono compravendite di terra su larga scala.
Questo perché riconosciamo il valore dell’investimento in agricoltura, ma ci opponiamo ad un particolare tipo d’investimento, quello cioè che consiste nella perdita dei diritti sulla terra da parte dei contadini poveri e delle comunità, e che spesso genera conflitti e povertà.
Oxfam è favorevole agli investimenti agricoli – sia grandi che piccoli – che portano vantaggi alle comunità e benefici condivisi basati sulla consultazione e sul consenso. Per chi fosse paerticolarmente interessato all’argomento, abbiamo pubblicato di recente un documento che illustra modelli positivi d’investimento in agricoltura, e il Direttore di Oxfam GB Barbara Stocking ha recentemente ribadito il messaggio sul Financial Times.
Una sospensione creerebbe il tempo e lo spazio necessari per l’approvazione di una serie di regole per proteggere i produttori, e non si tratta di un metodo nuovo o mai sperimentato prima. La Banca Mondiale ha già impiegato questo metodo in passato, quando ha bloccato i prestiti al settore dell’olio di palma a seguito di una caso controverso in Indonesia, per assicurarsi che i propri investimenti non fossero responsabili di un impatto negativo sulla popolazione locale.
Non siamo scoraggiati dalla reazione iniziale della Banca Mondiale alla nostra campagna. Nonostante la presa di posizione ufficiale, le azioni di migliaia di persone l’hanno costretta a fermarsi ad ascoltarci. Quando la Banca Mondiale ha chiesto su Twitter “cosa si potrebbe fare (#whatwillittake) per meter fine alla povertà”, l’avete sommersa di tweet e commenti su Facebook, chiedendola di contribuire a fermare il land grabbing. Il risultato è che il mese scorso, durante il metteing annuale della Banca Mondiale, il Vice Presidente Responsabile per lo Sviluppo Sostenibile Rachel Kyte ha trovato il tempo per incontrarsi con i rappresentatnti di Oxfam per un colloquio di persona.
È fantastico che la Banca Mondiale intragisca pubblicamente con la campagna, attraverso i blog e i social media. Ha riconosciuto che gli abusi esistono e condivide la nostra preoccupazione sul problema del land grabbing . È impegnata anche nel dialogo con Oxfam su questo tema e siamo convinti che ci sia ancora un ampio margine d’influenza sulla Banca e sul suo Presidente Jim Kim.
La Banca Mondiale può fare la differenza per le comunità più povere di tutto il mondo
Crediamo che la Banca Mondiale, in qualità di soggetto multimiliardario nella compravendita di terre, consulente per le politiche dei paesi in via di sviluppo e con un ruolo chiave nella definizione di standard a livello mondiale, sia in una posizione privilegiata per innescare un cambiamento positivo e possa fare la differenza per le comunità povere di tutto il mondo.
Traduzione a cura di Chiara Novaglio