La Commissione Indipendente, nominata da Oxfam International per favorire tutta l’organizzazione nel suo processo di cambiamento culturale e nella messa in atto delle nuove politiche e pratiche di prevenzione e tutela delle comunità locali e dello staff, ha concluso il suo lavoro e ne ha resi pubblici i risultati. Un lavoro intenso e complesso, che ha affrontato con intransigenza il problema, come era necessario.
Oxfam ringrazia la Commissione ed accoglie le raccomandazioni proposte; il processo di trasformazione culturale che si è innescato da oltre un anno è il frutto di un reale impegno che ogni operatore sta profondendo per far sì che tutti, in particolare i più vulnerabili, possano sentirsi al sicuro, in ogni contesto. Il lavoro della Commissione era ed è, infatti, il punto di partenza del Piano di azione globale in 10 punti; un percorso unico e profondo, che ha segnato un punto di svolta per l’organizzazione verso il cambiamento culturale, la tolleranza zero, e la totale trasparenza. La stessa istituzione della Independent Commission, l’ampio mandato conferitole insieme alla metodologia qualitativa che è stata utilizzata, sono il principale indicatore della serietà con cui Oxfam ha voluto cambiare passo. La Commissione ha potuto intervistare persone delle comunità più remote, le vittime dei comportamenti di cattiva condotta, una buona parte dei partner con cui lavoriamo. Ha ricevuto un mandato molto ampio, senza filtri, perché venissero affrontate non solo le relazioni di genere, gli abusi o le molestie sessuali, ma perché si mettessero in discussione la cultura dell’organizzazione e le dinamiche di potere in senso più ampio.
Dall’esperienza di Oxfam e dal rapporto della Commissione emergono raccomandazioni importanti, una spinta verso il miglioramento continuo, ma anche la profonda consapevolezza che l’intervento di una organizzazione non può essere isolato da un impegno comune di tutto il settore. Le testimonianze delle comunità raggiunte dagli interventi umanitari mettono in evidenza che è estremamente difficile per le persone vittime di disastri e in condizioni di vulnerabilità distinguere tra operatori di un’agenzia e un’altra. Gli interventi vedono la collaborazione multi-agenzia e gli standard devono poter essere comuni, così come le procedure di denuncia nei diversi contesti. Solo così riusciremo ad essere efficaci.
“Ne risulta un quadro che, seppur parziale, offre indizi significativi di criticità che reclamano la nostra azione immediata per un rinnovamento culturale ispirato a principi di pari dignità e opportunità che metta al centro le vittime, come abbiamo iniziato a fare e, grazie agli ulteriori sforzi dell’ultimo anno, cominciano a vederne i risultati. – ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – Oxfam ha intrapreso un percorso molto serio ma anche di immane portata, considerando che conta globalmente 3.000 partner, oltre 22 milioni di beneficiari che cambiano costantemente, 50.000 tra volontari e stagisti, 10.000 operatori. Contesti culturali differenti, lingue diverse, vincoli legislativi esistenti nei paesi sulla privacy delle persone. Arrivare a tutti è un lavoro fondamentale ma un’operazione che richiede tempo e risorse.”
Pur non avendo mai riscontrato casi di abuso, molestia o sfruttamento sessuale nel proprio operato, Oxfam Italia ha partecipato con convinzione al processo di cambiamento e miglioramento delle politiche di salvaguardia. È da subito intervenuta con un Piano di azione nazionale per rendere sempre più efficace la prevenzione di qualsiasi forma di comportamento inappropriato in tutti i contesti in cui interviene, supportando con formazione e strumenti i propri operatori impegnati nei contesti più difficili del mondo, dove la vita dei più deboli, donne e minori, è spesso minacciata.
Chiusura delle indagini anche da parte della Commissione Governativa britannica
A seguito di quanto emerso lo scorso anno sui media in riferimento alla cattiva condotta di 7 operatori di Oxfam Gran Bretagna ad Haiti (dove sono state 1 milione e 200 mila persone sono state soccorse grazie al lavoro di circa 1.000 fra nostri operatori locali e internazionali, che hanno costruito rifugi, portato cibo e distribuito 300 milioni di litri di acqua pulita da bere e per lavarsi, scongiurando così la diffusione del colera.), la Commissione Governativa Britannica deputata (Charity Commission) ha avviato una propria investigazione sui fatti. Un atto dovuto secondo quanto previsto dalla legge britannica. Come Commissione istituzionale, per ogni investigazione aperta, ha il potere di esprimere un giudizio su quanto emerso e può decidere di applicare una sanzione. La Charity Commission si è espressa ieri 11 giugno (https://www.oxfamitalia.org/pubblicazione-report-charity-commission/) secondo scale di giudizio non particolarmente gravi. L’investigazione parla infatti di “cattiva gestione” (mismanagement), e non di “cattiva condotta” (misconduct). Inoltre, 53 delle 79 raccomandazioni fornite dalla Commissione sono già state implementate da Oxfam Gran Bretagna nell’ultimo anno e questo pensiamo sia il principale motivo per il quale la Commissione si sia espressa con un periodo di osservazione di un anno, verificandone al termine i progressi.
Il rapporto non pone in evidenza alcun fatto significativamente nuovo rispetto a quanto già Oxfam aveva riportato nel 2011 o lo scorso anno. Il principale elemento di preoccupazione emerso nel rapporto della Charity Commission e ripreso dall’articolo del quotidiano britannico “The Times” riguarda la responsabilità del management di Oxfam GB all’epoca dei fatti di non essere intervenuto con incisività per verificare il potenziale coinvolgimento di minori. Come già fatto in precedenza, Oxfam GB riconosce tale errore. Il rapporto della Commissione, dopo le verifiche di tutta la corrispondenza e interviste fatte in un oltre un anno di lavoro, conclude che non è possibile concludere con sufficiente grado di sicurezza se minorenni fossero stati coinvolti o a rischio all’epoca dei fatti.
Il lavoro di Oxfam nel mondo: quante persone beneficiano dei programmi dell’organizzazione?
Mentre è in corso il profondo percorso di cambiamento e si rafforzano i sistemi di prevenzione e tutela, Oxfam ha continuato a salvare e cambiare vite.
Solo lo scorso anno a livello globale Oxfam, con le sue 19 affiliate nazionali, ha operato in oltre 90 paesi nel mondo, portando soccorso e lottando al fianco di quasi 22,3 milioni di persone povere e vulnerabili, la maggior parte donne e bambine. Questo è stato possibile grazie all’impegno quotidiano e globale di oltre 10.000 operatori e quasi 50.000 fra stagisti e volontari. In particolare Oxfam Italia ha raggiunto circa 402.395 persone che avevano bisogno di aiuto.
Purtroppo nonostante gli sforzi di Oxfam e di tante altre organizzazioni umanitarie, proprio lo scorso anno, per la prima volta in un decennio, il triste conto delle persone che soffrono la fame è aumentato a 815 milioni di cui il 60% sono donne e bambine. La realtà purtroppo è che ancora oggi la disuguaglianza continua drammaticamente ad aumentare: una ristretta élite accumula enormi fortune, mentre centinaia di milioni di persone vanno verso uno stato di indigenza sempre più grave.
Per questo è opportuno rinnovare e rafforzare il sostegno ad Oxfam e a tutte le realtà, laiche e confessionali, a livello nazionale e internazionale, che lottano quotidianamente contro povertà e disuguaglianze; perché chi ne soffrirebbe davvero, ancora una volta, sarebbero i più poveri e vulnerabili nelle periferie del mondo.
Da questa processo di cambiamento Oxfam esce rinnovata e fortificata nel perseguire la propria mission, e mette a disposizione dell’intero settore l’esperienza maturata.