Una vergogna nel cuore dell’Europa
Migliaia di donne, uomini e bambini in fuga da violenza e persecuzioni, in paesi come Siria e Afghanistan sono esposti a sfruttamento e abusi in Grecia.
Il nuovo rapporto di Oxfam e Greek Council for Refugees, diffuso oggi, racconta le storie di chi è intrappolato in Grecia, tra detenzioni arbitrarie, senza accesso alle necessarie cure e tutele, e respingimenti da parte delle autorità, e dove sempre più donne subiscono abusi e molestie.
Il sistema rende inoltre incredibilmente difficile l’esame delle cause che spingono i richiedenti asilo a lasciare i propri paesi di origine, spesso attraversati da guerre e persecuzioni.
In piena pandemia di Covid-19, circa 38.000 migranti vivono negli hotspot sulle isole in spazi costruiti per ospitarne meno di 6.200.
L’Unione europea è complice di questo abuso perché ha usato per anni la Grecia come terra di sperimentazione di nuove politiche migratorie. Ci preoccupa moltissimo che il sistema di asilo greco possa diventare ispirazione per la futura riforma europea. La Grecia ha certamente il diritto di proteggere i suoi confini, ma deve anche rispettare il principio di non-respingimento. L’Unione europea e la Grecia hanno operato la precisa scelta politica di mettere in pericolo le vite di persone che avrebbero invece dovuto proteggere.
La disperazione nel campo di Moria
A Lesbo, nel campo di Moria, le conseguenze di una possibile diffusione del Covid 19 sarebbero disastrose, perché qui vivono 15.000 persone, quando potrebbero starcene 2.800, senza bagni, senza acqua per lavarsi, senza possibilità di mantenere distanze di sicurezza.
Le testimonianze raccolte dal Greek Council for Refugees nel campo di Moria sono terribili.
Rawan (nome di fantasia) arrivata dall’Afghanistan in Grecia, da sola, con due figli minorenni, vittima di violenza di genere, ha dovuto vivere sotto una tenda per 6 mesi in una zona del campo sovraffollata dove non ci sono nemmeno i bagni.
Durante gli ultimi mesi di lockdown, dovuti all’emergenza coronavirus, si è registrato un aumento di denunce di casi di stupro e violenze.
A Lesbo un solo avvocato per le richieste di asilo
Il respingimento di una domanda di asilo spesso è una conseguenza della procedura accelerata applicata in questo momento alle frontiere, con termini molto brevi che moltiplicano gli errori. Il tutto in un contesto che non consente a molti di avere né il tempo, né il modo per prepararsi al colloquio di valutazione.
Il respingimento della domanda porta alla detenzione immediata e al successivo respingimento in Turchia o nel paese di origine.
In base alla riforma greca del sistema di asilo, approvata il 1° gennaio 2020, questa regola vale per chi è arrivato dall’inizio dell’anno, mentre per chi è arrivato nel 2019 ci sono mesi o anni di attesa per il primo colloquio. Mesi e anni in cui si rimane intrappolati in condizioni disumane nei campi come Moria, esposti a molestie e abusi, soprattutto se si è donne sole.
Una situazione che non potrà essere risolta senza una condivisione di responsabilità a livello europeo.