17 Agosto 2024

Cooperazione internazionale: come è nata e come funziona

 

Uno strumento sociale fondamentale poco conosciuto, del quale a volte conosciamo alcuni aspetti solo per sentito dire. La cooperazione internazionale è fondamentale per la giustizia sociale. Come riportato dal sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale:

La sua azione, conformemente al principio di cui all’articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato.

Cosa è la cooperazione internazionale

Il termine “Cooperazione” indica in genere qualsiasi iniziativa economica che mette in connessione paesi ricchi e paesi a più basso tasso di sviluppo. Ma per capire di cosa si tratta, dobbiamo prima di tutto distinguere quali sono le diverse forme di cooperazione internazionale: cooperazione internazionale, cooperazione allo sviluppo e aiuto pubblico allo sviluppo. Lo facciamo grazie ad OpenPolis:

  • La cooperazione internazionale indica qualsiasi attività di collaborazione tra paesi e/o organizzazioni private.
  • La cooperazione allo sviluppo, invece, individua espressamente attività e iniziative volte a perseguire il miglioramento delle condizioni socio-economiche in aree ancora a basso tasso di sviluppo. Questi obiettivi possono essere raggiunti anche tramite l’utilizzo di risorse private (crediti di aiuto, supporto istituzionale, concessioni di condizioni commerciali di vantaggio, etc.).
  • L’aiuto pubblico allo sviluppo, infine, è parte della cooperazione allo sviluppo, perseguita però attraverso il solo impiego di risorse pubbliche, nell’ambito di accordi internazionali”.

Samiha Ali con Julia Serramitjana e Emtethal, operatrici di Oxfam. Amina è fuggita con i suoi figli quando il conflitto ha raggiunto il governatorato di Tahiz. Non potendo raccogliere nulla da casa loro, hanno cercato rifugio nel campo per sfollati di Al Bearrayer, Al Thurba, Governatorato di Taiz. Nel campo profughi di Al Bearrayer vivono quasi 1.000 persone fuggite dal conflitto, provenienti soprattutto dalle aree meridionali e centro-meridionali dello stesso governatorato. Il fronte è ad appena mezz'ora di distanza. Nell’agosto 2019 si sono verificati diversi scontri molto vicino al campo, che hanno interrotto gli aiuti umanitari. Negli ultimi quattro mesi del 2019 Oxfam ha dovuto sospendere le attività in momenti diversi. Tende e teloni si accumulano sui pendii gradonati della collina che costituisce l'insediamento. Ci raccontano che all'inizio ci sono stati problemi con la gente che già viveva qui perché la gente che arrivava utilizzava la legna e altre risorse e questo generava tensioni. Adesso cucinano con la plastica e qualche ramo. Oxfam ha costruito latrine, distribuito kit igienici e fornito acqua tramite cisterne e cisterne. ----- ITA Samiha Ali con Julia Serramitjana e Emtethal, operatrici di Oxfam. Amina è fuggita con i suoi figli quando il conflitto ha raggiunto il Governatorato di Taiz. Non sono riusciti a portare via nulla dalla loro casa e hanno cercato rifugio nel campo profughi di Al Bearrayer ad Al Turba, nel governatorato di Taiz. Circa 1.000 persone fuggite dal conflitto, provenienti principalmente dal sud e dal centro-sud del governatorato di Taiz, vivono ora nel campo profughi di Al Bearrayer. La prima linea è a solo mezz'ora di distanza. Nell’agosto 2019 si sono verificati diversi scontri molto vicino al campo, che hanno interrotto gli aiuti umanitari. Nell’ultimo trimestre del 2019 Oxfam ha dovuto sospendere più volte le proprie attività. Tende e teloni si sono ammassati sui pendii gradonati della collina dove è sorto l'insediamento. Ci viene raccontato che all'inizio ci furono problemi con la gente che già viveva qui perché i nuovi arrivati ​​utilizzavano legname e altre risorse, cosa che generava tensioni. Adesso bruciano plastica e qualche ramo per cucinare. Oxfam ha costruito latrine, distribuisce kit igienici e fornisce acqua utilizzando cisterne e camion cisterna.

Gli ambiti di intervento della cooperazione internazionale

Non sono considerati aiuti allo sviluppo né le spese militari, né quelle di peacekeeping. In alcuni casi, fanno eccezione alcune forme di intervento di polizia: monitoraggio delle elezioni, la formazione del personale (anche di polizia), lo smaltimento degli armamenti e lo sminamento. Un’azione che può essere inclusa negli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS) è l’utilizzo di una parte dei fondi per la gestione dei rifugiati. Come leggiamo sul sito della Camera:

La cooperazione bilaterale italiana agisce in base a criteri di priorità geografica e di concentrazione degli aiuti, realizzando piani di intervento integrati. Questi a loro volta possono limitarsi ad assistenza tecnica, ovvero estendersi alla messa in atto di progetti più complessi.

Quando si parla di piani di intervento integrati ci si riferisce a strategie che combinano diverse attività e risorse per affrontare in modo coordinato le esigenze di sviluppo; mentre il termine “assistenza tecnica” si riferisce al trasferimento di competenze e conoscenze per rafforzare le capacità locali e supportare lo sviluppo sostenibile.

La riforma del 2014 sulla Cooperazione internazionale

La politica italiana di cooperazione allo sviluppo è diventata più strutturata dal 1979 in poi. Questo ha portato all’adozione della legge 49/1987 che ha reso la cooperazione allo sviluppo una parte importante della politica estera italiana. Inoltre, con la riforma del settore avvenuta nel 2014 con legge 125/14 ci sono state ulteriori novità:

1. Istituzione dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) sotto la supervisione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
2. Ruolo più forte della società civile nella realizzazione dei progetti di sviluppo.
3. Coerenza delle politiche per lo sviluppo per assicurare che tutte le politiche pubbliche italiane, incluse quelle commerciali e di sicurezza, siano allineate con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
4. Nuove modalità di finanziamento come il coinvolgimento del settore privato e l’uso di strumenti finanziari più flessibili, tra cui i partenariati pubblico-privato.
5. Focus sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) che ha allineato la cooperazione italiana con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU.
6. Miglioramento della trasparenza e della rendicontazione per garantire una maggiore responsabilità e controllo sui risultati ottenuti.
7. Maggiore attenzione ai diritti umani come componenti essenziali della cooperazione allo sviluppo.

Acqua potabile

Chi si occupa della cooperazione internazionale

Come abbiamo visto, con l’aumento degli interventi di cooperazione in diverse aree del mondo, è stato necessario organizzare il settore. Sono diversi gli enti che realizzano azioni di intervento nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo. Vediamo i principali.

Comitato di sviluppo dell’OCSE

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) contiene il comitato DAC (Development Assistance Committee), al quale aderiscono 32 membri, tra cui l’Italia e l’Unione Europea che ha funzioni di indirizzo delle politiche. L’obiettivo principale del DAC è promuovere la cooperazione allo sviluppo e altre politiche che contribuiscano allo sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo, all’eliminazione della povertà e al miglioramento degli standard di vita, con l’obiettivo finale di creare un futuro in cui nessun paese dipenda dagli aiuti.

Agenzie nazionali

Ci sono poi i fondi statali alla Cooperazione Internazionale, gestiti internamente da ogni singolo governo. In Italia, “La cooperazione è parte integrante e qualificante della politica estera e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, sotto la vigilanza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha in questo campo una larga capacità di azione grazie a una personalità giuridica autonoma, un proprio bilancio ed una sua organizzazione”, come leggiamo sul sito ufficiale AICS.

Regioni ed enti locali

Anche le Regioni e gli Enti locali possono realizzare interventi con la cosiddetta “cooperazione decentrata”, le cui iniziative sono coordinate al livello centrale dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo presso la Direzione generale della cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari Esteri.

ONG e realtà del terzo settore

Ci sono poi le Organizzazioni Non Governative ed altre realtà della società civile che contribuiscono a rendere la Cooperazione una pratica quotidiana a diversi livelli. Tra queste rientra anche Oxfam, una confederazione internazionale di 19 organizzazioni che operano in oltre 90 paesi per combattere la povertà e l’ingiustizia.

Vogliamo garantire alle donne pieni diritti ed eguali possibilità economiche, culturali e sociali per porre fine alla povertà estrema e perseguire la giustizia sociale

Perché la cooperazione è importante

Sembra intuitivo che aiutare in maniera organizzata abbia degli effetti positivi. Ma proviamo ad approfondire alcuni degli effetti positivi della Cooperazione Internazionale.

Cooperazione per la giustizia di genere

Investire in programmi che affrontano le cause strutturali della disuguaglianza di genere e integrare la giustizia di genere in tutte le politiche di cooperazione allo sviluppo può avere un forte impatto sulla riduzione delle disuguaglianze economiche e di genere. È essenziale adottare politiche concrete che difendano la giustizia di genere e i diritti delle donne, come il contrasto alla violenza di genere e il supporto alla leadership femminile. Ad esempio, destinare fondi specifici per le questioni di genere può aumentare la partecipazione delle donne nei processi decisionali e migliorare il loro accesso a servizi educativi e sanitari, potenziando le loro possibilità di vita e la capacità di far valere i propri diritti. Un esempio concreto è il Ruanda, dove UN Women ha sostenuto l’analisi degli effetti di genere nei finanziamenti all’agricoltura, portando a un aumento del 26% del bilancio agricolo tra il 2009 e il 2011.

Cooperazione per l’Educazione

Sono diversi gli esempi storici di interventi di cooperazione per l’educazione:

  • il Civil Society Education Fund (CSEF) che ha supportato la società civile in oltre 60 paesi per responsabilizzare i governi in materia di educazione e promuovere politiche e allocazioni di risorse migliori. Questo supporto ha permesso ai gruppi nazionali di organizzare i cittadini per influenzare le decisioni educative.
  • il Global Partnership for Education (GPE) è un partenariato globale e un fondo multilaterale dedicato a migliorare l’educazione nei paesi a basso reddito. Dal 2002, il GPE ha supportato oltre 76 paesi, consentendo a più di 160 milioni di bambini di accedere all’istruzione primaria e secondaria. Nel 2021, il GPE ha lanciato una raccolta fondi di 5 miliardi di dollari per sostenere i sistemi educativi nei paesi in via di sviluppo durante e dopo la pandemia di COVID-19. La campagna ha visto la partecipazione di vari governi e organizzazioni globali.
  • Education Cannot Wait (ECW) è un fondo globale per l’educazione nei contesti di crisi, lanciato nel 2016 per affrontare le emergenze educative nei paesi colpiti da conflitti, disastri naturali e altre crisi. Nel 2022, ECW ha finanziato programmi in Yemen, Siria e altri paesi in crisi, raggiungendo milioni di bambini che altrimenti non avrebbero accesso all’istruzione.

Cooperazione contro le disuguaglianze

Fare cooperazione vuol dire lottare contro la povertà. E la lotta alla povertà non può essere separata da quella contro le disuguaglianze che si traduce in creare condizioni eque per l’accesso ai servizi essenziali in campo educativo e sanitario. Per essere efficaci, tali azioni necessitano di finanziamenti pluriennali che siano accessibili anche alle piccole organizzazioni locali. Per questo, ogni donazione può fare la differenza.

Anche tu puoi fare cooperazione internazionale con un click

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

Articoli correlati