Vaccino Covid-19: un piccolo gruppo di paesi ricchi si è già assicurato oltre la metà della futura fornitura globale
Un ristretto gruppo di Paesi ricchi, che rappresentano appena il 13% della popolazione mondiale, ha già acquistato oltre la metà della futura fornitura dei principali vaccini anti Covid-19 che sono attualmente in fase di sviluppo. Una denuncia che arriva dall’analisi dei dati raccolti da Airfinity sugli accordi già firmati da alcuni paesi con le case farmaceutiche che stanno sviluppando i 5 vaccini più promettenti, in un quadro nel quale le stesse aziende produttrici non hanno al momento la capacità di produrre abbastanza vaccini per tutti coloro che ne avranno bisogno. Anche nel caso estremamente improbabile che tutti e cinque i vaccini si rivelino efficaci, più del 60% della popolazione mondiale non avrà accesso a nessun vaccino almeno fino al 2022.
I dati disponibili rivelano un sistema profondamente ingiusto e disuguale, che mira a proteggere monopoli e profitti delle case farmaceutiche piuttosto che garantire a tutti, tempestivamente, lo strumento principale per debellare la pandemia. Nonostante l’enorme stanziamento di fondi pubblici per lo sviluppo dei vaccini anti Covid-19 non sono state poste chiare condizioni alle case farmaceutiche per impedire loro di realizzare profitti massicci e del tutto ingiustificati alla luce di questa emergenza globale.
Andando avanti in questa direzione, due-terzi della popolazione mondiale non avrà accesso a nessun vaccino almeno fino al 2022
Le trattative in corso per assicurarsi la fornitura del vaccino mostrano profonde disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri: Italia, Francia, Germania e Olanda già a giugno sono riuscite ad assicurarsi quasi una dose a testa per tutta la popolazione europea (400.000 milioni di dosi totali), mentre il Bangladesh solo una dose ogni nove abitanti.
Altrettanto disuguale è la disponibilità delle case farmaceutiche a mettere il vaccino a disposizione dei paesi a basso reddito: mentre Moderna al momento si è impegnata solo verso nazioni ricche, AstraZeneca ha promesso il 66% delle dosi a paesi in via di sviluppo. Anche se questa azienda ha fatto molto per aumentare la sua capacità di produzione, stabilendo partnership e trasferendo la sua tecnologia ad altri produttori, da sola AstraZeneca potrebbe coprire appena il 38% del fabbisogno globale, percentuale che scende al 19% qualora fossero necessarie due dosi di vaccino per l’immunità.
L’appello al G20: garantire 1 vaccino per ogni abitante del pianeta, costerebbe meno dell’1%, rispetto alle perdite generate della pandemia
In occasione dell’incontro congiunto dei Ministri della Salute e delle Finanze dei Paesi del G20, insieme alle tante organizzazioni dell’alleanza People’s Vaccine, Oxfam lancia quindi un appello urgente perché sia garantito l’accesso al vaccino a tutti in ogni parte del mondo, in modo gratuito e sulla base di una distribuzione equa delle dosi, in funzione delle necessità e dei bisogni di salute pubblica.
Un cambio di rotta che sarà possibile però solo se le grandi case farmaceutiche favoriranno la più ampia produzione possibile di vaccini, condividendo dati e conoscenze, rinunciando a vendere al migliore offerente, ad applicare brevetti e a difendere i propri monopoli. Basti pensare che il costo stimato per garantire un vaccino a tutti gli abitanti della Terra è inferiore all’1% di quanto costerà all’economia globale la pandemia stessa. C’è quindi anche un evidente motivo economico per chiedere alle aziende farmaceutiche di sviluppare dei vaccini senza brevetti, in modo che la produzione possa essere incrementata il più velocemente possibile.
La grande crisi che stiamo vivendo non finirà se i governi permetteranno alle grandi case farmaceutiche di perseguire una pura logica di profitto. – commenta Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia – Il governo italiano è in prima linea nel promuovere forme di cooperazione internazionale volte a mettere a punto un vaccino sicuro ed efficace. Il Ministro Speranza ha in più occasioni affermato che il vaccino contro il Covid-19 è da considerarsi un bene pubblico globale. Chiediamo adesso che a queste dichiarazioni seguano iniziative coerenti e concrete che permettano di invertire la rotta. Per uscire dall’attuale crisi sanitaria, il mondo ha bisogno di un vaccino che raggiunga tutti e che non sia un mezzo per aumentare a dismisura il profitto di pochi”.