Appello urgente al G20 per la cancellazione del debito che impedisca i default di economie fragili, messe in ginocchio dalla pandemia.
La pandemia da coronavirus sta schiacciando sempre più i paesi in via di sviluppo sotto il peso del debito estero, compromettendo la loro capacità di lottare contro la povertà e costringendoli a default multimiliardari, che potrebbero non solo condizionare il presente e il futuro di centinaia di milioni di persone, ma essere devastanti per l’economia globale.
La temporanea sospensione dei pagamenti del servizio dei debiti bilaterali decisa in aprile dal G20 finanze è stato un primo passo importante, che tuttavia appare oggi inadeguato ad evitare che le conseguenze economiche della pandemia siano ancora più gravi.
In piena pandemia 73 Paesi in via di sviluppo devono pagare oltre 33 miliardi di dollari a creditori privati e istituzioni multilaterali
Ben 73 tra i paesi più poveri del mondo hanno i requisiti per partecipare all’Iniziativa di sospensione del servizio del debito (DSSI) promossa dal G20 e fino ad oggi 41 hanno presentato domanda, aspirando a un congelamento potenziale di pagamenti per 9 miliardi di dollari per il 2020.
Tuttavia secondo uno studio pubblicato oggi da Oxfam, Christian Aid e Global Justice Now, nel corso di quest’anno, dovranno ripagare un debito di 33,7 miliardi di dollari – vale a dire 2,8 miliardi al mese – il doppio di quanto Uganda, Zambia e Malawi insieme spendono annualmente nella sanità. L’attuale congelamento del solo debito bilaterale per 8 mesi non sarà sufficiente a garantire ai paesi poveri tempo e liquidità necessari per far fronte alla pandemia e ai suoi impatti sulla vita di centinaia di milioni di persone. Le risorse risparmiate non dovrebbero essere usate a copertura di esposizioni debitorie verso banche private o altri creditori, ma rimanere nella disponibilità dei Governi per garantire servizi sanitari gratuiti e prestiti a fondo perduto alle famiglie più povere.
Pericolo default: nessun paese è immune al dilagare delle crisi finanziarie.
Alcuni paesi a medio reddito, pur sull’orlo del fallimento, sono poi attualmente esclusi dalle misure di riduzione del debito. Le enormi necessità di spesa, a fronte del crollo delle entrate e del mancato accesso al credito potrebbero provocare una serie di default sovrani, come già accaduto in Argentina, Ecuador e Libano, con conseguenze nefaste per l’economia globale, vanificando ogni sforzo compiuto per la ripresa.
Il Libano infatti, con un debito pubblico al 170% del PIL e riserve valutarie molto ridotte, è destinato a non ripagare 4,4 miliardi di dollari di Eurobond in scadenza nel 2020. Un Paese che si trova allo stremo, in cui il principale ospedale per malati di Covid ha dovuto chiudere le sale operatorie per mancanza di energia elettrica, mentre i prezzi alimentari sono schizzati alle stelle.
Appello al G20
- Sospensione per i Paesi in via di sviluppo dei pagamenti del servizio dei debiti nei confronti di creditori privati e banche multilaterali di sviluppo, e appello alla Banca Mondiale affinché conceda da subito almeno una moratoria per i pagamenti sul debito nei suoi confronti.
- Nuova e significativa allocazione dei Diritti speciali di prelievo (DSP) del Fondo monetario internazionale.