Nel mondo uno scenario sempre più inquietante si sta facendo strada: da una parte, miliardi di persone sono costrette a sopportare il peso di epidemie, inflazione, guerre e, dall’altra, un ristretto gruppo individui dalle enormi ricchezze sta moltiplicano le proprie fortune a ritmi intensi. È questo lo scenario drammatico offerto dal rapporto Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi, diffuso da Oxfam in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos.
DISUGUITALIA, DATI E CONSIDERAZIONI SULLA DISUGUAGLIANZA SOCIO-ECONOMICA IN ITALIA
Elevate e crescenti disuguaglianze di benessere rappresentano un fenomeno distintivo del nostro tempo che minaccia lo sviluppo umano, mina la mobilità intergenerazionale e indebolisce la coesione sociale.
Nel nostro Paese le disuguaglianze si intrecciano, sovrappongono e riproducono, disegnando strutture di opportunità individuali e collettive e modalità di cittadinanza ingiustamente differenziate per diversi gruppi sociali e territori. Opportunità profondamente ridimensionate per chi vive nelle periferie esistenziali ovvero si trova all’intersezione di multipli fattori di svantaggio legati all’appartenenza sociale e al grado di sviluppo del contesto territoriale.
L’ITALIA: UN PAESE DALLE DISPARITÀ ACCENTUATE
- A fine 2022, l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva una ricchezza 84 volte superiore a quella del 20% più povero della popolazione.
- Il nostro Paese occupa inoltre da tempo le ultime posizioni nell’UE per il profilo meno egalitario della distribuzione dei redditi.
- Il lascito delle crisi è riflesso nell’aumento delle persone in condizione di fragilità. Il fenomeno della povertà assoluta mostra in Italia una diffusione sempre più ampia, l’aumento della sua incidenza nel biennio 2021-22 è attribuibile in larga parte, e malgrado il buon andamento dell’economia italiana nel 2022, all’impennata dell’inflazione e ai suoi impatti più incisivi sulle famiglie che hanno minore capacità di spesa e non possono fare affidamento sui propri risparmi.
Una dinamica destinata ad aggravarsi in virtù del rallentamento dell’economia nazionale nel 2023, della riduzione delle misure compensative contro il caro-vita e della portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza (RDC).
- Le nuove misure di inclusione lavorativa e sociale del Governo Meloni determinano infatti un’iniqua selezione tra poveri. Non basterà più essere indigenti per ottenere un supporto continuativo al reddito e si stima che, rispetto al bacino dei potenziali beneficiari del RDC, 500.000 famiglie in meno potranno beneficiare di una delle nuove misure approntate, ampliando le disuguaglianze e aumentando povertà ed esclusione sociale.
IL MERCATO DEL LAVORO: DEBOLEZZE STRUTTURALI E MARCATE DISUGUAGLIANZE
Particolare attenzione è rivolta nelle nostre analisi al mercato del lavoro. Nonostante alcuni segnali positivi nel 2023, come il tasso di occupazione record al 61,3%, restano irrisolte questioni di carattere strutturale come la perdurante stagnazione salariale e la contenuta produttività del lavoro, la bassa qualità lavorativa di giovani e donne e il diffuso ricorso a forme di lavoro atipico che determina marcate disuguaglianze retributive e amplia le fila dei lavoratori poveri (ben 1 lavoratore su 8).
POLITICHE FISCALI ALL’INSEGNA DELL’INIQUITÀ
Se le politiche fiscali rappresentano un importante strumento di politica pubblica per aumentare l’efficienza del sistema economico e l’equità distributiva, la riforma fiscale del Governo Meloni si presenta all’insegna dell’iniquità. Puntando ad individuare categorie di contribuenti da privilegiare, non interviene su questioni sistemiche come la ricomposizione complessiva del prelievo con lo spostamento della tassazione dai redditi da lavoro ad altre basi imponibili in un contesto, come quello italiano, in cui la quota dei redditi da lavoro sul Pil è in calo da anni e il prelievo sul lavoro supera di tre volte quello su profitti, rendite ed interessi. La riforma svilisce la progressività del sistema impositivo, esaspera i trattamenti fiscali differenziati di contribuenti in condizioni economiche simili, ma che derivano reddito da fonti diverse, ed è preclusiva verso la tassazione patrimoniale.
COMBATTERE LE DISUGUAGLIANZE È POSSIBILE
Contrastare le disuguaglianze è un imperativo ed è tutto fuorché una “missione impossibile”. Le disuguaglianze non sono infatti né casuali né ineluttabili. Sono piuttosto il risultato di precise scelte di politica pubblica che hanno prodotto negli ultimi decenni profondi mutamenti nella distribuzione di risorse e potere, dotazioni ed opportunità tra cittadini, gruppi socio-economici e territori, aumentando la marginalità (“persone che non contano”) e perifericità (“luoghi che non contano”).
COSA CHIEDIAMO
Relativamente ai focus tematici del rapporto al Governo italiano chiediamo:
- misure di contrasto alla povertà che recuperino l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in ristrettezze economiche la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste
- misure che contrastino la povertà lavorativa e promuovano un lavoro dignitoso per tutti, disincentivando il ricorso a contratti atipici, introducendo un salario minimo legale, estendendo l’efficacia erga omnes dei principali contratti collettivi nazionali, condizionando gli incentivi alle imprese alla qualità dell’occupazione
- misure per una maggiore equità del sistema fiscale a partire dall’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, una misura su cui Oxfam ha lanciato la raccolta firme #LaGrandeRicchezza, a supporto di un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) e grazie alla quale tutti possiamo fare la nostra parte chiedendo all’Europa e all’Italia di iniziare a riscrivere un futuro di uguaglianza.