23 Dicembre 2024

IN DUE MESI E MEZZO A GAZA NORD DISTRIBUITI SOLO DODICI CAMION DI AIUTI

 

A Gaza moltissimi bambini sono costretti a frugare tra i rifiuti in cerca di cibo, mentre la carestia incombe e 900 mila persone sono impreparate all’arrivo dell’inverno

Roma, 23 dicembre 2024 – Negli ultimi 75 giorni nel Governatorato di Gaza Nord sono entrati appena 34 camion ONU che trasportavano cibo e acqua per la popolazione, ma a causa del deliberato ostruzionismo dell’esercito israeliano solo 12 tir sono riusciti a distribuire gli aiuti ai civili. Il contenuto di tre di questi è stato consegnato a sfollati che avevano trovato rifugio in una scuola, poi sgomberata e bombardata nel giro di poche ore. 

È l’ultimo, drammatico aggiornamento di Oxfam, mentre l’emergenza umanitaria si fa ogni giorno più grave.

Al pari di altre agenzie internazionali, Oxfam non ha potuto portare aiuti salvavita alla popolazione civile di Gaza Nord dallo scorso 6 ottobre, quando Israele ha intensificato l’assedio militare di Jabalia, Beit Lahia e Beit Hanoun.

Al momento si stima che migliaia di persone siano tagliate fuori da qualsiasi tipo di assistenza umanitaria, ma nell’attuale situazione è molto difficile conoscere i numeri esatti. All’inizio di dicembre, le organizzazioni umanitarie che operano a Gaza hanno ricevuto chiamate da persone intrappolate in case e rifugi, che avevano completamente esaurito cibo e acqua.

Gli effetti del blocco degli aiuti nel nord della Striscia

Il mese scorso un convoglio di 11 camion è stato inizialmente bloccato nel punto di raccolta dell’esercito israeliano a Jabalia, dove civili letteralmente affamati sono riusciti a prendere quel che potevano. Dopo aver ricevuto il via libera a procedere verso la destinazione stabilita, i camion sono stati di nuovo trattenuti in un posto di blocco dove l’esercito ha costretto gli autisti a scaricare gli aiuti in una zona militarizzata, inaccessibile alla popolazione civile.

La settimana successiva, Israele ha autorizzato altri 14 camion, ma solo 3 sono riusciti a entrare, per gli altri non sono arrivati i necessari permessi delle autorità israeliane. I beni alimentari – pasti pronti, farina e acqua – sono arrivati nella scuola Mahdia al-Shawa di Beit Hanoun, dove si erano rifugiate famiglie di sfollati. Nel giro di poche ore, mentre gli aiuti venivano distribuiti, la scuola è stata presa d’assalto da esercito e elicotteri, mentre a tutti è stato ordinato di evacuare la zona. Il giorno dopo l’esercito israeliano ha bombardato la scuola.

Il 20 dicembre, Israele ha finalmente permesso ad altri 9 tir delle Nazioni Unite di consegnare cibo e acqua ad un punto di distribuzione a Beit Hanoun, dove sono stati consegnati a civili allo stremo. Alcuni hanno raccontato di essere stati costretti e mangiare foglie per sopravvivere.

Il mese scorso l’analisi svolta secondo la Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare (IPC) ha rivelato l’alta probabilità di carestia nel nord di Gaza, mentre il rischio rimane in tutta la Striscia. Bambini e donne frugano tra cumuli di rifiuti alla ricerca di cibo, a mani nude, senza scarpe, rischiando malattie ed esponendosi alla minaccia di bombe inesplose. Gaza ha oggi il più alto numero di bambini amputati al mondo, con un’assistenza sanitaria praticamente inesistente e scorte ridottissime di medicinali, tra cui gli anestetici.

“Ogni giorno senza cessate il fuoco è una condanna a morte per centinaia di civili”

“La situazione a Gaza è apocalittica, ma nonostante le violazioni del diritto internazionale siano sotto gli occhi di tutti e la fame venga usata come arma di guerra, i leader mondiali continuano a non fare nulla. – ha dichiarato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – La popolazione civile è abbandonata e in trappola, senza cibo e riparo dal freddo dell’inverno, i servizi pubblici non esistono praticamente più, il sistema umanitario è in ginocchio. Chiediamo alla comunità internazionale di fermare tutto questo perché le persone sono spinte a una disperazione inimmaginabile per sopravvivere. Esistono sia le leve diplomatiche che economiche, per far sì che Israele si fermi. Ogni giorno che passa senza un cessate il fuoco è una condanna a morte per centinaia di civili”.

Continuano i bombardamenti su Gaza Nord

A Gaza Nord continuano i bombardamenti. La Palestinian Civil Defence (PCD) stima che più di 2.700 persone siano state uccise e più di 10.000 ferite dall’inizio dell’assedio. I corpi di metà delle persone uccise non sono stati recuperati.

Al momento circa 130.000 persone sono state sfollate forzatamente nel Governatorato di Gaza Nord, il 70% (circa 91.000) sono donne e ragazze costrette in edifici abbandonati e rifugi sovraffollati a Gaza City. Uno sfollamento di massa che ha complicato ulteriormente la consegna degli aiuti, che già avveniva in condizioni disastrose.

In tutta la Striscia, la distribuzione di aiuti continua a essere deliberatamente ostacolata dall’esercito israeliano. I valichi al confine sono a malapena funzionanti, e solo quello di Erez Ovest (Zikim) rimane costantemente aperto. L’accesso umanitario per la popolazione in questo momento è ridottissimo.

900 mila sfollati impreparati all’arrivo dell’inverno

A peggiorare la situazione si prevede che le condizioni invernali colpiranno più di 1,6 milioni di persone accampati in rifugi di fortuna, tra cui mezzo milione esposte in zone a rischio di inondazioni.

Finora, solo il 23% degli sfollati ha ricevuto gli aiuti necessari per proteggersi da pioggia e freddo, oltre 900.000 sono del tutto impreparati.

Un uovo è arrivato a costare 6 dollari

A questo si aggiunge l’impennata dei prezzi dei generi alimentari: un uovo è arrivato a costare 6 dollari. La maggior parte della popolazione al massimo può a malapena permettersi di comprare quantità irrisorie di verdure. Anche assicurarsi un pezzo di pane può essere un’impresa insormontabile: con sole 5 panetterie su 19 rimaste aperte in tutta la Striscia, tantissimi sono costretti ad affrontare code interminabili dalla mattina presto.

“Siamo al punto che dobbiamo dire ai nostri figli di non giocare troppo per non stancarsi. –  ha raccontato agli operatori di Oxfam un uomo sfollato con la sua famiglia dal campo profughi di Al-MaghaziAbbiamo solo un pacchetto di biscotti per sfamare 15 bambini. Siamo senza corrente elettrica, senza riparo. Non possiamo permetterci di comprare nemmeno un telone di plastica costa perché costa 180 dollari e ce ne vorrebbero almeno cinque per costruire una tenda”.

L’appello per un immediato cessate il fuoco e la fine del “blocco” degli aiuti

Di fronte a quanto sta accadendo, Oxfam rilancia perciò un appello urgente:

  • per un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente, il rilascio di tutti gli ostaggi e di tutti i palestinesi detenuti illegalmente;
  • perché venga garantita la protezione dei civili e l’ingresso degli aiuti in tutta la Striscia, compreso il Governatorato di Gaza Nord.
  • perché ai palestinesi sia garantita la possibilità di ritornare e ricostruire le loro case, vivere in pace e in dignità, liberi dall’occupazione e dal blocco.

Ufficio stampa

Mariateresa Alvino – 348.9803541 – [email protected]

David Mattesini – 349.4417723 – [email protected]

NOTE

  • L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha confermato che dal 6 ottobre al 16 dicembre 2024 (ultimi dati aggiornati disponibili), le Nazioni Unite e Ie organizzazione partner hanno tentato di realizzare 137 missioni per l’invio di aiuti umanitari nel Governatorato di Gaza Nord.
  • Oltre il 90% – 124 – sono state bloccate del tutto. Ne sono state autorizzate solo due del World Food Programme delle Nazioni Unite:
  • il 7 novembre, per 11 camion che trasportavano cibo e acqua
  • l’11 novembre per 14 camion, di cui solo tre sono riusciti a entrare e distribuire gli aiuti che trasportavano;
  • le altre 11, tutte missioni di evacuazione e valutazione della situazione medica presso l’ospedale di Kamal Adwan, sono state approvate, ma una non ha potuto raggiungere la struttura sanitaria a causa delle attività militari in corso e le altre hanno incontrato ostacoli lungo il percorso.
  • L’ aggiornamento flash dell’OCHA del 10 dicembre ha confermato che ancora tra 65 e 75.000 persone si trovavano  nel Governatorato di Gaza Nord. Si stima che questo numero sia in questo momento significativamente più basso, ma a causa delle restrizioni di accesso, non sono disponibili stime accurate.
  • La scuola di Mahdia al-Shawa è stata bombardata dall’esercito israeliano il 12 novembre.
  • Un rapporto del Protection Cluster del 2 dicembre descrive in dettaglio le richieste di aiuto ricevute dalle organizzazioni umanitarie da persone rimaste senza cibo e beni di prima ncessità.
  • Il diritto internazionale umanitario (DIU) proibisce l’uso della fame come arma di guerra. In quanto potenza occupante a Gaza, Israele è tenuto, in base al diritto internazionale umanitario, a provvedere ai bisogni e alla protezione della popolazione di Gaza.
  • Nel 2018, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2417, che ha condannato all’unanimità l’uso della fame contro i civili come arma di guerra e ha dichiarato che qualsiasi negazione dell’accesso umanitario costituisce una violazione del diritto internazionale.

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