8 Luglio 2024

Etiopia: la fuga di una madre dalla guerra e dalla siccità

 

Gli sfollati in fuga dalle violenze in Tigrai devono affrontare anche le conseguenze di una perdurante siccità. Si tratta principalmente di donne e bambini inermi: Oxfam è al loro fianco per aiutarli a combattere la malnutrizione e a sopravvivere.

IN VIAGGIO CON FAME, SETE E PAURA

I corridoi della scuola elementare Agazi, nella città di Adigrat, ai confini con l’Eritrea, in Tigrai, sono pieni di attività: i bambini corrono verso le proprie aule, e l’aria è carica delle loro voci. In quegli stessi corridoi, vi sono però anche tende improvvisate e oggetti sparsi, che contengono la vita – anzi, le vite – di oltre 9 mila persone, che qui hanno trovato rifugio dopo essere fuggite a causa del conflitto nel Tigrai occidentale. Anche se il conflitto, iniziato nel 2020, si è concluso ufficialmente nel 2022, moltissimi sfollati non riescono a tornare nei propri villaggi a causa della distruzione e della minaccia di bande armate in diverse parti del paese.

Tra gli sfollati ad Adigrat c’è Netsanet Welayi, una madre di 29 anni fuggita dalle violenze che nel 2020 hanno devastato il suo villaggio. Il viaggio verso Adigrat, per lei come per altre migliaia di persone, è stato lungo, sfiancante e pericoloso: più di 490 chilometri di ansia, paure, stanchezza e privazioni. “A un certo punto siamo stati arrestati da uomini armati che ci hanno trattenuti per più di un mese” ricorda Netsanet. “Ci nascondevamo nella foresta per stare al sicuro, avevamo fame e cercavamo cibo ovunque”.

Netsanet e sua figlia sono sopravvissute, ma moltissimi non ce l’hanno fatta, e lei stessa ha subito un lutto: “Durante il viaggio i bambini morivano, e le madri partorivano per la strada. Io ero incinta, e a causa della mancanza di cibo, ho perso il bambino che aspettavo”.

Netsanet nel suo alloggio di fortuna insieme alla sua bambina. Foto: Petterik Wiggers/Oxfam
Netsanet nel suo alloggio di fortuna insieme alla sua bambina. Foto: Petterik Wiggers/Oxfam

SENZA PIU’ CASA, LAVORO, SICUREZZA

Nel suo villaggio, Netsanet aveva un lavoro di cui andare orgogliosa: “Avevo un salone da parrucchiera completamente attrezzato“, racconta, con la voce venata di nostalgia. “Sono riuscita bene nella mia attività e ho persino assunto tre dipendenti per aiutarmi.” La guerra le ha strappato non solo la sua indipendenza, ma anche la casa, la terra, e soprattutto il senso di sicurezza. Le conseguenze del conflitto in Tigrai si sono inoltre sommate a quelle del cambiamento climatico: la siccità causata da El Niño, che ha colpito l’Etiopia settentrionale, centrale e meridionale, ha aggravato pesantemente la vita degli sfollati e degli abitanti di queste zone, donne e bambini in primis.

L’AIUTO PER SOPRAVVIVERE E GUARDARE AL FUTURO

Centinaia di famiglie sfollate come quella di Netsanet hanno ricevuto denaro e assistenza: “Dopo l’arrivo di Oxfam, ci sono stati miglioramenti“, commenta Netsanet, “abbiamo ricevuto una buona somma di denaro, divisa in due pagamenti di 9.200 birr (circa 160 dollari) ciascuno, che usavamo per le spese urgenti e necessarie.” Il senso di solidarietà permane tra gli sfollati, e l’aiuto viene moltiplicato: “All’inizio abbiamo diviso i soldi tra di noi“, spiega infatti Netsanet “Anche se non tutti hanno potuto ricevere i soldi perché non erano sufficienti per tutti, abbiamo condiviso insieme il cibo e ciò che avevamo“. Con il denaro ricevuto Netsanet è stata in grado di dare a sua figlia cibo nutriente, vestiti e cure essenziali. La formazione nutrizionale ha svolto un ruolo cruciale nel sensibilizzare gli sfollati ad Adigrat su come ridurre la malnutrizione, e Netsanet può oggi guardare al futuro con speranza: “Voglio tornare nella mia città natale. Voglio essere autosufficiente, voglio portare mia figlia a scuola e assicurarmi che abbia tutto quello di cui ha bisogno

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