Gaza è sull’orlo della carestia: milioni di innocenti sono senza cibo, acqua e aiuti, costretti a spostarsi in massa verso luoghi non sicuri e privi di qualsiasi servizio. Il 96% soffre di malnutrizione acuta, e senza un cessate il fuoco che garantisca la consegna di aiuti umanitari ancora migliaia di vite andranno perse.
LA FAME COME ARMA DI GUERRA
Dopo nove mesi di guerra, più di 38 mila morti e 87 mila feriti, il 96% della popolazione di Gaza è sull’orlo della carestia: 2,15 milioni di persone soffrono di malnutrizione acuta. Questo è il dato più allarmante del rapporto sulla Classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare (IPC), pubblicato a fine giugno 2024.
“I dati contenuti nel report testimoniano il vergognoso fallimento dei leader mondiali nell’affrontare l’emergenza umanitaria a Gaza: non si sono ascoltati i tanti avvertimenti arrivati negli ultimi mesi e soprattutto non si è fatto nulla per impedire a Israele di usare la fame come arma di guerra” dichiara Paolo Pezzati, nostro portavoce per le crisi umanitarie.
NUMERI ALLARMANTI
- Uno su cinque abitanti di Gaza, quasi mezzo milione di persone, deve affrontare livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta (Fase 5 IPC);
- Più della metà della popolazione non ha a disposizione cibo in modo regolare;
- Oltre il 20% della popolazione trascorre giorni e notti intere senza mangiare: è la diretta conseguenza di una politica che priva uomini, donne e bambini di beni essenziali e accesso ad aiuti salvavita.
“Solo pochi giorni fa” continua Paolo Pezzati “abbiamo appreso che altri due bambini sono morti di fame nella città di Beit Lahiya. Il bilancio delle vittime per mancanza di cibo e acqua è ora di 31 persone. Ma questi non sono solo numeri: rappresentano un destino indicibile per tanti bambini e il lutto delle loro famiglie. Oltre al cibo in questo momento anche l’acqua pulita è quasi introvabile, accelerando la diffusione di malattie”.
EVACUAZIONI FORZATE
Oltre un milione di persone sono state costrette a sfollare dall’inizio dell’offensiva a Rafah il 6 maggio scorso. In questi ultimi giorni, inoltre, Israele ha emesso un ordine di evacuazione che impone a 250 mila persone di abbandonare la zona orientale di Khan Younis: si tratta di uno dei più grandi spostamenti forzati di massa di persone dall’inizio del conflitto. La popolazione ha ricevuto scarsissime informazioni, e l’ordine è stato dato con pochissimo preavviso. La cosiddetta “zona umanitaria” individuata per gli sfollati – ossia probabilmente quella costiera di Al-Mawasi – è infatti attualmente una delle più densamente popolate al mondo, dove si sopravvive a stento con pochissimo cibo, senz’acqua, servizi medici e ripari sufficienti.
VIOLAZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO
Le evacuazioni forzate violano la Convenzione di Ginevra perché costringono decine di migliaia di famiglie a fuggire senza un corridoio umanitario, verso una cosiddetta “zona sicura”, già sovraffollata, dove manca tutto e continuano a susseguirsi gli attacchi che hanno ucciso dei civili.
“Spingere altre centinaia di migliaia di persone verso questa ‘trappola mortale’ è disumano. Ancora una volta, assistiamo a un’evacuazione di massa per ordine dell’esercito israeliano, che ignora il diritto alla sicurezza e alla dignità. Le aree che Israele ha definito “sicure” e dove dovrebbe essere garantito l’accesso umanitario non lo sono affatto. Decine di migliaia di famiglie vengono costrette a scegliere se restare in una zona di combattimento attiva o trasferirsi in un luogo sovraffollato e pericoloso“.
LA NOSTRA RISPOSTA UMANITARIA
Insieme ai nostri partner sul campo, dal 7 ottobre fino a luglio siamo riusciti ad aiutare oltre 490 mila persone nella Striscia, di cui 205 mila persone con aiuti alimentari, sia importando cibo a lunga conservazione, sia distribuendo direttamente ortaggi e alimenti freschi prodotti dalle cooperative locali di Gaza. Abbiamo infatti aiutato anche gli agricoltori fornendo attrezzi agricoli e piccoli animali da cortile, in modo da garantire, laddove possibile, una continuità nella produzione e la possibilità di percepire un reddito.
Da ora a settembre abbiamo l’obiettivo di garantire aiuti alimentari a oltre 115 mila persone.
Tu, in questo momento di grave emergenza, puoi fare la differenza tra la vita e la morte per le migliaia di persone che sono intrappolate nella Striscia senza un posto dove fuggire per mettersi in salvo. Questi civili innocenti stanno pagando un prezzo altissimo, che nessuno dovrebbe pagare.