Ciad. Un'emergenza silenziosa sta uccidendo migliaia di persone
La crisi nel bacino del lago Ciad mette a rischio la vita di milioni di persone.

La fame aumenta e il mondo sta a guardare

Al G7 agricoltura di Bergamo un’altra occasione persa per la lotta alla fame nel mondo. I Ministri dell’agricoltura dei paesi G7 non hanno assunto impegni concreti, di fronte all’aumento – per la prima volta in dieci anni – del numero degli affamati a livello globale: salito da 795 a 815 milioni nel 2016. 155 MILIONI sono bambini e bambine.

Perché la fame aumenta?

A causa di un sistema alimentare e agricolo ingiusto, non in grado di garantire il diritto al cibo. Uno scenario aggravato dai conflitti e dall’impatto dei cambiamenti climatici, che colpiscono tanti piccoli agricoltori, responsabili della produzione dell’80% del cibo a livello globale.

Perché definiamo il G7 un fallimento?

Al G7 non vi sono stati impegni concreti, ma solo mere dichiarazioni di intenti.

Il ruolo della cooperazione agricola tra nord e sud del mondo – in relazione al fenomeno migratorio – avrebbe dovuto essere al centro dell’agenda del summit, ma la dichiarazione finale del vertice contiene solo timidi accenni sul tema, confermando l’approccio delle politiche europee e statunitensi degli ultimi anni. Una visione securitaria, che ha portato a giustificare un aumento dei fondi per la cooperazione allo sviluppo, con il mero obiettivo del controllo delle frontiere nei paesi di origine e transito dei flussi migratori, laddove invece lo sviluppo agricolo è essenziale nell’intervenire sulle cause profonde delle migrazioni forzate.

Vincere la fame: come?

  • Passare da un modello di produzione agro-industriale intensivo ad uno agro-ecologico, che coinvolga le associazioni di produttori e le organizzazioni della società civile.
  • Aumentare i finanziamenti per l’adattamento dei piccoli produttori agricoli ai cambiamenti climatici
  • Promuovere sistemi di produzione alimentare che rendano il cibo accessibile alle fasce più vulnerabili della popolazione.
  • Agire in modo strutturale, garantendo la coerenza delle politiche agricole, climatiche, commerciali, di investimento ed energetiche con lo sviluppo.
  • Investire per raggiungere la sicurezza alimentare e nutrizionale quale parte di una risposta all’incremento degli attuali flussi migratori nel medio e lungo periodo.
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