di Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia
Alla fine la società civile è rimasta tagliata fuori dalla conferenza stampa finale del G7. Dopo aver assaporato per qualche ora l’opportunità di fare una domanda alla Presidente Giorgia Meloni in rappresentanza del Civil 7, il gruppo di ingaggio ufficiale del G7, i funzionari della Presidenza italiana ci hanno detto che non c’era spazio.
Deve essersi trattato sicuramente di un problema burocratico, visto che la domanda neanche l’avevano vista, oppure più politico?
Questa infatti è la prima volta che la società civile non è presente alla conferenza stampa finale.
Ma del resto questo è stato un G7 totalmente incapace di affrontare le sfide che aveva di fronte, dalle più grandi alle più piccole.
Un G7 che ha pensato solo al qui e ora, con annunci vaghi, nessuna prospettiva e alcune gravi omissioni. In particolare, non è stato all’altezza di dare risposte per contrastare la povertà e le disuguaglianze a livello globale.
L’unica nota positiva è stata che per la prima volta, in 50 anni di storia, nella dichiarazione finale il G7 ha parlato di tassazione dei super-ricchi.
La presa d’atto è stato un passo in avanti, ma adesso si deve passare dalle parole ai fatti.
I leader del G7 devono supportare convintamente la definizione di un’agenda internazionale per la tassazione degli ultra-ricchi, promossa dalla Presidenza brasiliana del G20. Vedremo.
Il resto sono stati solo annunci vaghi. A partire dalla molto pubblicizzata Apulia Food Systems Initiative, ossia lo strumento che dovrebbe costituire il primo tassello della strategia dell’Italia per contribuire a combattere la fame globale, a partire dall’Africa. Purtroppo gli sviluppi, nella più totale opacità, sono stati rimandati alla Ministeriale del G7 dedicata ai temi dello sviluppo in programma ad ottobre. Per ora abbiamo una scatola, abbastanza vuota, soprattutto di nuove risorse finanziarie. Attendiamo di capire quindi con quali strumenti concreti e magari innovativi, questa scatola verrà riempita.
In realtà, si sarebbero già potute stanziare risorse importanti, se solo ci fosse stata la volontà politica: ad esempio, attraverso una significativa ristrutturazione del debito estero, che gli stessi leader G7 sono finalmente giunti a riconoscere aver raggiunto ormai livelli insostenibili, che minano lo sviluppo dei Paesi più poveri e indebitati.
Il peggio però è stato dato nel lungo capitolo dedicato a Gaza, sempre nella dichiarazione finale.
Si rimane stupiti e preoccupati, perché la lettura della crisi che viene data, è totalmente sbilanciata e piena di omissioni: la crisi israelo-palestinese non inizia il 7 ottobre, come si vuole fare intendere e come ribadito in conferenza stampa da Meloni. E, allo stesso tempo, la sicurezza di Israele non si garantisce chiudendo gli occhi sulle sue responsabilità.
Non una parola sul potenziale genocidio, sugli oltre 37.000 bambini, donne e uomini palestinesi uccisi da Israele, sulle migliaia di prigionieri palestinesi detenuti illegalmente o sulla recente sentenza della Corte internazionale di giustizia, che ha ordinato di fermare le operazioni militari a Rafah e di consentire l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza.
Il G7 infine delude sia gli israeliani che i palestinesi, perché non chiede la fine dell’occupazione israeliana della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e della Striscia. Delude perché, non chiedendo lo smantellamento di tutti gli insediamenti illegali dei coloni israeliani, non offre una reale prospettiva per la costituzione dello Stato palestinese.
La stanca formula del G7 dimostra di fallire e non essere in grado di creare un mondo in cui palestinesi e israeliani siano liberi di vivere in pace, con giustizia e nel rispetto dei diritti umani e civili.
Ecco dunque o la domanda che avrei fatto:
Presidente Meloni, nella sua conferenza stampa non ha mancato di mostrarsi soddisfatta per quanto scritto su Gaza. Secondo noi invece, non esplicitare nella dichiarazione finale le responsabilità nella condotta degli alleati israeliani e il supporto al lavoro delle istituzioni internazionali preposte al rispetto del diritto umanitario internazionale, rischia di minare la credibilità del G7 e contribuisce a creare un clima di impunità diffuso. Un precedente capace di portare a nuove e gravi brutalità all’interno dei conflitti già in corso e aprire la strada a nuovi. Quali sono le azioni concrete che il G7, a partire dal conflitto a Gaza, adotta e adotterà per evitare l’aumento del disordine internazionale e scongiurare il rischio che vengano commessi altri crimini di guerra?