Dall’inizio del conflitto israelo-palestinese, i numeri continuano a raccontare una situazione sempre più drammatica e difficile.
Dal 7 ottobre, si contano oltre 5.700 palestinesi uccisi, con la maggioranza delle vittime rappresentata da donne e bambini, e oltre 16.000 feriti. 1.500 i dispersi registrati. Sono oltre 1.400 gli israeliani e gli altri cittadini uccisi dalle forze armate palestinesi, oltre 4.900 i feriti. Fonti ufficiali israeliane hanno confermato che sono stati catturati 212 prigionieri, di cui 4 rilasciati per motivi umanitari
Il numero degli sfollati ha superato 1,4 milioni in tutta la Striscia. Tra questi, quasi 580.000 persone sono ospitate in 150 rifugi di emergenza gestiti dall’UNRWA*, mentre altre quasi 71.000 trovano rifugio in 67 scuole pubbliche. Tuttavia, queste scuole offrono solo un riparo rudimentale, privo di servizi adeguati, letti o cucine.
Mettersi in salvo: la storia di Rana e della sua famiglia
Rana ha 29 anni, e insieme al marito Mohamed e ai loro tre figli ha trovato rifugio in una scuola a Sud della Striscia di Gaza, per salvarsi e sfuggire ai bombardamenti. La loro storia è simile a quella di centinaia di migliaia di famiglie palestinesi, costrette a lottare ogni giorno per trovare acqua, cibo e riparo.
LA FUGA DAI BOMBARDAMENTI VERSO IL SUD DELLA STRISCIA
Nel 2021, la famiglia di Rana aveva già attraversato una situazione drammatica; oggi, quei ricordi dolorosi riaffiorano. ‘’Nel 2021, la nostra area era già stata bersagliata, e siamo stati costretti a lasciarla. […] Pochi giorni fa ci hanno svegliato delle forti esplosioni. Abbiamo pensato che fossero delle esercitazioni.’’
Quando Rana ha capito che la situazione stava peggiorando, ha preso i vestiti delle sue bambine, una borsa per suo marito ed è uscita di casa:
‘’Tenevo mia figlia, che ha cinque anni tra le braccia mentre i missili sfrecciavano sopra di noi. La piccola gridava, pregando dalla paura e dal terrore. Ci hanno lanciato volantini dagli aerei, c’era scritto che dovevamo dirigerci verso Sud, per la nostra sicurezza e per quella dei nostri figli. Mentre percorrevamo la strada, sono cadute delle bombe vicino a noi e delle persone sono rimaste uccise. Doveva essere un corridoio sicuro: hanno bombardato case e strade e civili in fuga”.
Rana e la sua famiglia sono arrivati alla scuola secondaria dei martiri di Deir al-Balah, una struttura pubblica che non rientra nell’UNRWA*. Le scuole gestite dall’UNRWA non avevano più spazio disponibile, costringendo molte persone a cercare rifugio in accampamenti improvvisati all’esterno.
‘’Non c’è acqua, né elettricità, e non viene fornito alcun tipo di supporto. Gli abitanti del quartiere cercano di sostenerci psicologicamente e moralmente. Oggi, le mie figlie condividono la stanza con altre 70 persone. Donne, uomini, bambini, tutti insieme. Dobbiamo trovare una soluzione per tranquillizzare i bambini e alleviare le loro paure. ‘’
La loro situazione e quella dei due milioni di abitanti della Striscia si aggrava di ora in ora: risorse vitali come cibo, acqua e carburante si stanno esaurendo e le condizioni igenico-sanitarie sono sempre più gravi.
‘’Quando si tratta di igiene personale, facciamo del nostro meglio. Per noi donne, alcune cose sono più complesse rispetto agli uomini. Per cambiare la biancheria intima, cerchiamo di utilizzare una piccola quantità di acqua ogni tre giorni. In caso contrario, cosa potremmo fare? Non c’è abbastanza acqua, né risorse sufficienti. Abbiamo bisogno di acqua per permettere ai bambini malati di fare il bagno, e di acqua potabile da dare ai nostri figli.’’
EMERGENZA ACQUA: SCARSEGGIA L’APPROVVIGIONAMENTO, CRESCONO I RISCHI DI EPIDEMIE
‘’Ognuno riceve circa un litro o mezzo litro d’acqua al giorno, che non è assolutamente sufficiente. Abbiamo iniziato a mescolare acqua dolce con acqua salata per ridurne la salinità e permettere ai nostri figli di bere.’’
Il contesto umanitario a Gaza è al limite della catastrofe, con un imminente rischio di collasso totale nei settori cruciali, inclusi quelli sanitari, idrici e igienico-sanitari. Questo avrà conseguenze devastanti per le 2.3 milioni di persone che si trovano nella Striscia.
Il punto sull’aiuto umanitario
Dal 21 al 24 ottobre, 63 camion di aiuti umanitari sono entrati attraverso il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, contenenti forniture salvavita fornite dalla Mezzaluna Rossa egiziana e dalle Nazioni Unite. Prima del conflitto, secondo l’OCHA*, Gaza riceveva quotidianamente 100 camion di aiuti per soddisfare i bisogni della popolazione. I carichi di aiuti che sono giunti non sono quindi assolutamente comparabili rispetto a quanto Gaza riceveva ogni giorno prima dell’escalation della violenza.
La mancanza di carburante sta gravemente compromettendo il funzionamento degli ospedali, mettendo a rischio la vita di oltre 1.000 pazienti, compresi quelli in dialisi e terapia intensiva, neonati prematuri e pazienti con malattie non trasmissibili. Questa situazione colpisce anche 350.000 pazienti con varie condizioni mediche. Inoltre, il ripristino dei sistemi idrici e igienico-sanitari è impossibile senza carburante, che è anche essenziale per il funzionamento ospedaliero.
Secondo il Programma alimentare mondiale, le attuali scorte di beni alimentari essenziali all’interno di Gaza sono sufficienti per circa 13 giorni. Tuttavia, per quanto riguarda la disponibilità nei negozi, si prevede che le scorte disponibili dureranno solo altri quattro giorni.
Cosa fa Oxfam
Oxfam è riuscita a fornire assistenza in contanti a 189 famiglie – un totale di 1.134 persone – per l’acquisto di acqua, cibo e beni di prima necessità. Stiamo costantemente collaborando con i nostri partner per adottare approcci flessibili e mirati alle necessità, cercando di superare le sfide legate alla carenza di carburante ed energia elettrica, nonché all’accesso ai fornitori e alla disponibilità di merci sul mercato.
Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere un ritorno ai colloqui di pace costruttivi, riconoscendo che costituiscono il mezzo più efficace per garantire e difendere i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele.
Tu, in questo momento di grave emergenza, puoi fare la differenza tra la vita e la morte per le migliaia di persone intrappolate dietro un blocco senza un posto dove fuggire per mettersi in salvo. Questi civili innocenti stanno pagando un prezzo altissimo, che nessuno dovrebbe pagare.
*UNRWA: United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East
**OCHA: Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari