Una crisi dimenticata. A due anni dalla guerra che nel 2014 è costata la vita a 1.492 civili palestinesi, tra cui 551 bambini, gran parte della Striscia di Gaza è ancora distrutta. Interi quartieri rimangono tagliati fuori dai rifornimenti idrici, gli ospedali e le cliniche distrutte durante la guerra non sono ancora state ricostruite e gli sfollati si contano a decine di migliaia.
È l’allarme lanciato oggi da Oxfam assieme alle organizzazioni internazionali al lavoro nel Territorio Occupato Palestinese. Un quadro umanitario drammatico, di fronte ad un contesto in cui metà della popolazione è composta da bambini, e dove l’accesso ai servizi essenziali è ormai quasi impossibile.
Sullo sfondo un processo di ricostruzione che, sebbene con qualche piccolo progresso, ancora risulta di fatto fermo. Ad oggi sono state ricostruite meno del 10% delle 11 mila case andate completamente distrutte durante i 51 giorni di bombardamenti, che nell’estate del 2014 hanno devastato Gaza. Una situazione dovuta da un lato all’impatto di quella guerra e dall’altro agli effetti del blocco israeliano in vigore dal 2007 sulla Striscia, che impedisce l’ingresso dei materiali da costruzione. La conseguenza è che oltre 75 mila palestinesi non hanno ancora una casa a cui tornare.
“A due anni dall’operazione Protective Edge, il blocco israeliano su Gaza sta di fatto impedendo la ricostruzione e la ripresa di Gaza. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Senza una fine immediata del blocco per la popolazione sarà impossibile tornare ad una vita normale – afferma il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone – All’indomani del cessate il fuoco, i leader mondiali avevano promesso l’avvio di un processo che portasse alla ripresa di Gaza nel medio periodo. Molte di quelle promesse però sono rimaste lettera morta”.
Da qui l’appello ai leader mondiali per una fine immediata del blocco sulla Striscia, che in 9 anni ha paralizzato l’economia di Gaza.
Senza la possibilità di vendere i prodotti sui mercati esteri, l’occupazione nel settore privato è infatti precipitata e la disoccupazione complessiva è schizzata oltre al 40%, portando quella giovanile ad essere tra le più alte del mondo. Particolarmente devastante poi l’impatto del blocco sui bambini: decine di migliaia di bambini sono ancora senza casa.
“La metà della popolazione di Gaza è composta di bambini, e molti di loro hanno vissuto tutta la loro vita sotto il blocco israeliano. – afferma Fikr Shalltoot, direttore dei programmi a Gaza di Medical Aid for Palestinians – A centinaia di bambini che necessitano di cure mediche di vitale importanza viene impedito di lasciare Gaza per curarsi. A due anni dalla fine della guerra ancora le cause di così tanta sofferenza non sono state affrontate“.
“Solo con la fine immediata del blocco, la popolazione potrà avere nuovamente accesso ai servizi di base, l’economia di Gaza potrà tornare a crescere e potrà essere garantita la sicurezza nel lungo periodo sia per i palestinesi che per gli israeliani. – conclude Sansone – Il blocco è illegale secondo il diritto internazionale e risulta di fatto una punizione collettiva nei confronti di un intero popolo “.
Oxfam è al lavoro a Gaza assieme a partner locali per fornire acqua potabile alla popolazione, sostenere le comunità di contadini e pescatori, che non hanno accesso ai mezzi di sussistenza, aiutando i produttori locali a migliorare la qualità dei loro prodotti.