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Una nuova analisi pubblicata da Oxfam dimostra che chi compra e vende la terra su ampia scala preferisce investire dove i governi sono più deboli. Per questo Oxfam lancia oggi il “No Land Grab Day” con azioni in tutto il mondo volte a chiedere alla Banca Mondiale di assumersi la responsabilità di contrastare il land grabbing.
Dai dati (proprio della Banca Mondiale) emerge che in più del 75% dei 56 paesi nei quali si sono attuate compravendite di terra su larga scala tra il 2000 e il 2011, i quattro indicatori chiave sulla governance (partecipazione dal basso e accountability, stato di diritto, regolamentazione del settore privato e controllo della corruzione) erano al di sotto della media: più del 50% di questi affari si sono condotti nei 23 paesi in coda alla classifica.
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In netto contrasto, il Botswana, con un’area di terra disponibile pro capite in tutto simile al Guatemala, ma che si posiziona ben al di sopra della media negli indicatori di governance, da quel che si sa, non ha concluso alcuna acquisizione di terra su larga scala.L’analisi è stata eseguita incrociando i dati della Land Coalition’s Matrix (una banca dati che riporta i contratti relativi ad acquisizioni che riguardano terreni superiori ai 200 ettari) con gli indicatori sulla governance della Banca Mondiale che misurano la qualità del governo di un paese
Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia, commenta: “Il malgoverno è un buon requisito per gli investitori che cercano di assicurarsi vasti appezzamenti di terra in modo rapido e a poco prezzo. Sembra che gli investitori si dirigano su paesi con governi e leggi deboli perché rappresentano dei ‘facili obiettivi’. Ciò getta in una situazione disastrosa le comunità, le cui case e i cui mezzi di sostentamento vengono loro sottratti senza alcun compenso”.
Oxfam si appella alla Banca Mondiale affinché sospenda temporaneamente gli investimenti agricoli su larga scala così da assicurare che le sue politiche non favoriscano il land grabbing. In merito a questo tipo di investimenti sulla terra, la Banca è in una posizione unica in virtù della sua influenza nel definire gli standard internazionali, stanziare finanziamenti e consigliare i paesi in via di sviluppo.
“Chiediamo alla Banca Mondiale di fare il possibile per impedire tutto questo. Ottenere un controllo sulla corsa moderna all’accaparramento dei terreni, che vede ogni secondo un’area grande come il Colosseo venduta a investitori stranieri, deve essere una priorità dell’agenda della Banca”, prosegue Bacciotti.
Durante la giornata di mobilitazione contro il land grabbing, monumenti e luoghi pubblici come le Scogliere di Dover in Gran Bretagna, il Colosseo a Roma, l’Atomium di Bruxelles, il Lincoln Memorial a Washington, l’Harbour Bridge a Sydney, il Prado a Madrid e decine di altri in tutto il mondo verranno simbolicamente venduti
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