Un quarto del reddito annuale dei 100 super-ricchi basterebbe a sconfiggere la povertà nel mondo per sempre.
Alla vigilia del World Economic Forum, che si terrà a Davos la settimana prossima, Oxfam denuncia che le grandi ricchezze accentuano l’ineguaglianza globale e impediscono il contrasto alla povertà nel mondo.
Negli ultimi 20 anni, l’1% delle persone più ricche ha visto aumentare il proprio reddito del 60%. Non solo: la crisi finanziaria mondiale ha accelerato, piuttosto che frenato, la tendenza a questo aumento.
L’insostenibilità di tale situazione è testimoniata, ad esempio, dal fatto che l’1% dei super-ricchi ha un impatto sull’ambiente 10.000 volte superiore a quello di un cittadino medio degli Stati Uniti.
Oxfam invita i leader mondiali a imparare dalla lezione che viene da paesi come il Brasile, dove il rapido sviluppo non ha negato il principio di uguaglianza; o a prendere esempio dal New Deal di Franklin D. Roosevelt, che favorì la riduzione della disuguaglianza e il contrasto ai diritti acquisiti, dicendo già nel 1936: “Per troppi di noi la conquista dell’uguaglianza politica non avrebbe avuto senso a fronte di una perdurante diseguaglianza economica”.
Chiudere i paradisi fiscali, che detengono circa 32 trilioni di dollari, ossia un terzo della ricchezza globale, consegnerebbe 189 miliardi di dollari alle entrate fiscali. Oltre alla repressione dei paradisi fiscali, altri elementi di questo nuovo “new deal” potrebbero includere:
- inversione del trend che attualmente favorisce una tassazione regressiva;
- aliquote fiscali minime per le società per azioni a livello globale;
- misure di sostegno ai salari rispetto ai redditi da capitale certi;
- aumento degli investimenti nei servizi pubblici gratuiti e nelle reti di sicurezza.