“Occorre un’inversione di rotta nei programmi di aiuto umanitario. La situazione rischia di diventare ingestibile” Mentre migliaia di persone continuano a fuggire dal Mali, Oxfam diffonde I rifugiati del conflitto in Mali: come rispondere a una crisi crescente, un dossier (scarica la versione completa e il riassunto – in inglese) che rende conto della gravissima situazione in cui versano decine di migliaia di profughi.
L’impegno volto a portare aiuti umanitari a più di 147.000 rifugiati maliani rischia di essere vanificato dall’aggravarsi del conflitto. Le organizzazioni umanitarie sul campo lottano per far fronte ai bisogni primari dei rifugiati, ma le comunità ospitanti ai confini con il Mali subiscono ancora le conseguenze della crisi alimentare che ha colpito l’intera regione del Sahel nel 2012.
L’avanzare della guerra avrà gravi ripercussioni su decine di migliaia di profughi, con l’offensiva di gruppi armati che controllano il Nord del paese, il recente intervento degli eserciti francese e maliano, e le forze dell’AFISMA (Missione di sostegno al Mali su mandato dell’ONU) pronte a intervenire.
Sin dallo scorso gennaio, più di 147.000 civili sono fuggiti dal Nord del Mali e hanno trovato rifugio nei paesi confinanti, come Burkina Faso, Mauritania e Niger. In alcune aree, il numero dei rifugiati supera quello delle popolazioni ospitanti: in Mauritania, per esempio, nel campo prossimo alla città di Bassikounou – che conta circa 42.000 abitanti – ci sono oggi 54.000 rifugiati.
Le condizioni di sicurezza si fanno sempre più precarie, con i rifugiati che devono ora affrontare anche la minaccia di reclutamento forzato da parte dei gruppi armati. In aumento anche il numero degli sfollati interni che si rifugiano nel sud del Paese: si parla di migliaia e le cifre non sono chiare, viste le scarse notizie provenienti dal nord. Ma di fatto i nuovi profughi si aggiungono ai 220.000 dello scorso anno.
“Abbiamo assistito decine di migliaia di persone nell’ultimo anno in quattro paesi e in condizioni veramente dure – ha dichiarato Silvia Testi, responsabile Africa di Oxfam Italia – ora è vitale assicurare l’arrivo degli aiuti per una popolazione che si è lasciata tutto alle spalle. Chiediamo per questo ai paesi confinanti di tenere aperte le frontiere e di permettere ai rifugiati di raggiungere zone sicure, e alle Nazioni Unite di avere la leadership necessaria per affrontare le ripercussioni del conflitto sui rifugiati maliani e sulle comunità che li accolgono”.
Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le difficoltà per rispondere efficacemente alla crisi: i governi, le comunità ospitanti e le organizzazioni umanitarie hanno fornito un’assistenza vitale ai rifugiati, ma il flusso degli aiuti è stato lento a causa di difficoltà logistiche, dell’esperienza limitata delle organizzazioni umanitarie locali e a causa della presenza limitata dell’UNHCR a livello regionale durante i primi giorni di risposta alla crisi.
“A quasi un anno di distanza dall’inizio del conflitto nel nord del Mali i bisogni primari non sono ancora assicurati– ha aggiunto Silvia Testi – Il tasso di malnutrizione infantile in alcuni campi ha già superato la soglia del 15% stabilita dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (in Niger il tasso è al 21%). Serve una svolta nell’organizzazione degli aiuti: il flusso dei rifugiati aumenta, arrivano pastori nomadi con il loro bestiame. Serve assistere le comunità ospitanti per rendere possibile la convivenza ed impedire le tensioni. Chiediamo a tutte le parti coinvolte nel conflitto di garantire il nostro accesso nelle aree”
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