In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un nuovo rapporto, denuncia un aumento tra il 25% e il 111% dei casi di violenza domestica in 10 Paesi. In Italia registrato un +73% nei primi mesi di lockdown.
Oxfam aderisce alla campagna “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” per chiedere ai Governi di agire ora
Dall’inizio dell’emergenza Covid19 i casi di violenza di genere sono aumentati in tutto il mondo in modo esponenziale, in una fase che ha visto le donne gravemente penalizzate dalla crisi occupazionale con una perdita di 800 miliardi di dollari di reddito nel 2020. Si prevede che altri 47 milioni di donne finiranno in povertà estrema quest’anno.
È l’allarme lanciato da Oxfam con un nuovo rapporto diffuso in occasione della Campagna “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”, che prende il via oggi con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. I dati, relativi a 10 paesi in 5 continenti, rivelano come nei primi mesi di lockdown il numero di chiamate ai centri anti-violenza per segnalare episodi di violenza domestica da parte delle stesse vittime, sia aumentato tra il 25% e il 111%. Nel dettaglio questi gli incrementi:
- in Argentina e nel Regno Unito del 25%;
- in Colombia del 79%;
- in Italia del 73%;
- in Tunisia del 43%;
- in Cina e Somalia del 50%;
- in Sud Africa del 69%;
- in Malesia di ben il 111%.
Secondo la National Commission for Women anche in India il dato sarebbe allarmante con un + 250% dei casi nello stesso periodo. La pandemia ha innescato in molte famiglie una “tempesta perfetta”, fatta di ansia sociale e personale, stress, pressione economica e lavorativa, isolamento, aumento dell’uso di alcol e droghe. Gli stessi operatori sociali, si sono detti in molte occasioni incapaci di prestare soccorso a donne e ragazze rimaste gravemente ferite o colpite da tendenze suicide o ancora vittime di partner diventati aguzzini.
La gran parte dei paesi si è mostrata incapace di rispondere con efficacia e tempestività, pur di fronte a dati pre-pandemia già molto allarmanti: già nel 2018 oltre 245 milioni di donne e ragazze nel mondo erano state vittime di violenza sessuale o fisica da parte del proprio partner. Un numero, peraltro, superiore al totale dei casi di Covid (199 milioni) registrati dallo scoppio dell’emergenza tra ottobre 2020 e ottobre 2021.
Italia tra abusi non denunciati e scarsa tutela per le persone LGBTQIA+
In Italia l’emersione degli episodi di violenza e stalking segnalati ai servizi di pubblica utilità e ai centri anti-violenza da marzo 2020 ha riguardato soprattutto donne di cittadinanza italiana, mentre restano in buona parte ancora non denunciati gli abusi in ambito domestico subiti da donne migranti e rifugiate, oggi ancor più esposte al rischio di tratta e sfruttamento. Un’emergenza a cui Oxfam sta rispondendo con il progetto Wetoo che – in Italia, Grecia, Bulgaria, Germania e Serbia – mira a rafforzare le competenze dei servizi e delle istituzioni per l’identificazione e la presa in carico delle donne sopravvissute a forme di violenza di genere.
“È vergognoso che milioni di donne e persone LGBTQIA+ in Italia e in tutto il mondo debbano subire gli effetti di due pandemie: il Coronavirus e la violenza di genere – ha detto Maria Nella Lippi, responsabile dei programmi di giustizia di genere per Oxfam Italia – Il virus della violenza di genere porta con sé ferite, stress emotivo, crescente povertà e sofferenza. La pandemia ha messo in tutta evidenza l’incapacità dei Governi, incluso quello italiano, di proteggere le persone che divengono vittime semplicemente per il genere a cui si sentono di appartenere o l’orientamento sessuale che manifestano”.
L’Italia resta ancora sotto la media dei Paesi Ue per quanto riguarda l’inclusione sociale delle persone LGBTQIA+ e la percezione delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (Eurobarometro, 2019). Nel 2020 secondo un’indagine dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) solo il 39% delle persone LGBTQIA+ in Italia dichiarava di esprimere pubblicamente la propria identità, il 28% di essere stato vittima di discriminazioni sul posto di lavoro, il 32% di essere stato coinvolto in almeno un episodio di violenza nell’ultimo anno. Un contesto nazionale in cui un’alta percentuale di persone LGBTQIA+ non denuncia nemmeno gli abusi alle autorità competenti, con episodi che riguardano anche adolescenti in ambito familiare.
“Nonostante il quadro drammatico che ancora attraversa il nostro Paese e i tanti appelli pubblici, lo scorso ottobre il Parlamento italiano ha negato la ratifica del decreto contro l’omotransfobia (il disegno di legge Zan), lasciando nel nostro ordinamento un vuoto enorme, che si traduce in mancanza di tutele efficaci”, aggiunge Lippi
In 38 paesi taglio delle risorse per le organizzazioni impegnate contro la violenza di genere
Le organizzazioni la cui missione è sostenere donne e persone LGBTQIA+ vittime di violenza,sono state le più esposte a tagli di finanziamenti, proprio durante l’emergenza Covid-19, quando il loro lavoro si è fatto essenziale. Da un sondaggio realizzato da Oxfam risulta che oltre 200 organizzazioni per la tutela dei diritti delle donne abbiano registrato una riduzione dei fondi e un minor acceso agli spazi decisionali: ben il 33% ha dovuto licenziare da 1 a 10 dipendenti, mentre il 9% ha dovuto cessare ogni attività.
Anche se formalmente 146 Stati membri delle Nazioni Unite hanno dichiarato il loro sostegno all’azione contro la violenza di genere nei piani di risposta al COVID-19, solo un misero 0,0002% dei 26.700 miliardi di dollari mobilitati per rispondere alla pandemia nel 2020 è stato destinato a questo scopo.
“La pandemia ha aggravato le discriminazioni di genere di vecchia data, esponendo donne e persone LGBTQIA+ a nuove violenze e abusi. È certo che se i governi non avvieranno strategie efficaci e adeguatamente finanziate, l’emancipazione delle donne ottenuta negli ultimi 30 anni andrà in fumo. Per evitare questo ritorno al passato, il momento di agire è ora“, conclude Lippi.
L’appello ai Governi ad affrontare la disuguaglianza e la violenza di genere
La campagna “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”, che prende il via oggi, offre ai governi l’opportunità di riconsiderare la disuguaglianza di cui sono vittime donne e persone LGBTQIA+, e agire con la stessa determinazione mostrata nel contrasto alla pandemia per proteggere i propri cittadini. È necessario altresì investire in servizi di qualità, sostenere le organizzazioni impregnate nella tutela dei diritti delle donne, elaborare analisi e dati – al momento disaggregati – per interventi capaci di porre fine alla violenza di genere.