9 Settembre 2022

“In fuga dalla guerra in Etiopia, oggi mi batto per ridare speranza”

 

Etiopia

Scampata dai combattimenti nella regione di Amhara, Messeret lavora con Oxfam per prevenire nei campi profughi la diffusione del Covid e di altre epidemie

L’Etiopia è da anni attraversata da un violento conflitto, che oggi si è sommato all’impatto della crisi alimentare globale con l’aumento vertiginoso dei prezzi del cibo e alla peggiore siccità degli ultimi decenni.  Il risultato è che milioni di persone sono sull’orlo della carestia, con 1 persona che ogni 48 secondi sta morendo di fame. Mentre centinaia di migliaia di famiglie hanno dovuto lasciare le proprie case, i propri raccolti, il bestiame, per trovare rifugio nei campi profughi.

Uomini, donne e bambini che hanno bisogno di beni di prima necessità, acqua e servizi-igienico sanitari, cibo. Esposti al rischio di epidemie, con la pandemia da Covid19 che è ben lungi da essere finita. In un’area del mondo dove il tasso di vaccinazione è ancora bassissimo.

Messeret Kebede era una di loro, ma la sua storia può essere oggi una fonte di speranza per molti.

In fuga…

Messeret è fuggita oltre 1 anno fa dai combattimenti nella regione di Amhara, nell’Etiopia centro-settentrionale, insieme alla famiglia e ai vicini. E dopo quattro giorni estenuanti di viaggio, senza aver avuto la possibilità di portare nulla con sé, è riuscita ad arrivare nel campo di Ebnat, nella zona di Gondar, a sud di Amhara.

Avrebbe potuto semplicemente cercare di andare avanti, sopravvivere. Ma è proprio qui, di fronte al dramma che sta vivendo il suo popolo, che decide di dover dedicare le proprie energie ad aiutare gli altri che come lei hanno semplicemente perso tutto.

Un’occasione per guardare avanti

Grazie all’incontro con Oxfam e l’associazione ORDA-Etiopia, che lavorano nel campo per soccorrere la popolazione, decide così di frequentare un corso per aiutare gli altri sfollati e le comunità più povere e vulnerabili nei dintorni del campo, a seguire le corrette norme igienico-sanitarie e di prevenzione delle malattie.

“Ho seguito due corsi di formazione per diventare promotrice di salute pubblica e ho imparato molto. – racconta Messeret – Lavoro principalmente per sensibilizzare le persone sull’importanza  di un uso corretto dei servizi igienico-sanitari individuali e sulle precauzioni da tenere per prevenire il contagio  COVID-19. Lo faccio sia recandomi casa per casa, sia durante le riunioni della comunità. Penso di aver fatto oltre 500 visite domiciliari negli ultimi due mesi. Faccio parte della comunità e loro mi ascoltano”.

Un lavoro che per Messeret diventa così non solo un’occasione per costruirsi una nuova vita, ma anche per sostenere economicamente la sua famiglia. Dopo 5 mesi infatti decide di spostarsi nel campo profughi di Debark per continuare nel suo impegno, mentre i suoi familiari scelgono di tornare a casa.

Le mille sfide quotidiane, mentre mancano gli aiuti

L’intervento realizzato da Messeret e dal suo team si dimostra ben presto decisivo per prevenire nuovi focolai di Covid. Anche se non mancano le difficoltà.

“La maggior parte delle persone segue i nostri consigli, ma ogni giorno  affrontiamo diversi problemi – aggiunge –  Molte persone  non hanno i mezzi per mettere in pratica le indicazioni che gli diamo, ma cerchiamo di aiutarli a sfruttare al meglio quello che hanno. A volte manca anche semplicemente il sapone e prontamente cerchiamo di farvi fronte”.

Mille sfide quotidiane che gli operatori di organizzazioni che come Oxfam sono al lavoro in Etiopia devono affrontare in un quadro generale di mancanza degli aiuti internazionali necessari a far fronte all’emergenza. Basti pensare che ad oggi, l’appello delle Nazioni Unite per la sola risposta alla crisi alimentare in Corno d’Africa, ha ricevuto l’84% dei fondi in meno di quelli richiesti.

Da qui l’appello urgente di Oxfam alla comunità internazionale per un maggiore impegno, non più rinviabile. Prima che per molti, sia troppo tardi.

La risposta di Oxfam

Oxfam lavora in Africa orientale per fornire cibo, aiuti economici e servizi igienico-sanitari alla popolazione colpita dall’emergenza in corso, con l’obiettivo di soccorrere oltre 1,3 milioni di persone.

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