Ho 52 anni e ho trascorso la maggior parte della mia vita in guerra. Sono nato in un periodo di conflitto e sembra che la mia vita si concluderà in un altro. Aspetto solo che annuncino un cessate il fuoco per poter tornare al mio villaggio, anche se significherà vivere in una tenda sulle macerie di quella che un tempo era la mia casa.
Habib viveva con la sua famiglia in un villaggio nel sud del Libano. È un padre, un marito, un lavoratore. Ora si trova in un rifugio nel nord del Libano, costretto a fuggire a causa dei bombardamenti inflitti dell’esercito israeliano.
LA VITA NEI RIFUGI
Tutto quello che mi importava era far salire la mia famiglia e le mie figlie in macchina e andarmene. Ho guidato senza sosta per almeno 16 ore verso la città di Saida, diretto verso l’ignoto, circondato da attacchi aerei israeliani. Penso sia un miracolo che io sia qui
Habib è sfollato la prima volta l’8 ottobre di un anno fa, quando il conflitto si è intensificato. Il 23 settembre 2024, le forze israeliane hanno avviato una serie di offensive aeree sul Libano che hanno portato a un’escalation esponenziale del conflitto. Quel giorno, una granata è esplosa a pochi metri dalla sua casa, distruggendola. Habib e la sua famiglia hanno così deciso di raggiugere il Nord del Libano per cercare salvezza.
Il governo libanese stima che oltre 1.400.000 persone siano state costrette ad abbandonare le proprie case. Quasi 200 mila sfollati hanno cercato riparo all’interno di oltre 1.300 rifugi. La situazione è ormai al limite, quasi la totalità di questi ha raggiunto la piena capienza.
Habib vive in un’aula scolastica con sua moglie e le sue figlie, un’aula che ora chiama “casa”, un’aula in cui passa le sue giornate a guardare il mare e a chiedersi cosa ne sarà di lui e dei suoi cari, a chiedersi cosa gli riserverà il futuro.
Prego per giorni migliori e più sicurezza per tutte le persone in tutto il Libano. Questa è la nostra vita, sfollamento dopo sfollamento. Mi aggrappo al momento in cui potrò essere di nuovo a casa. Auguro che il nostro Paese possa avere più sicurezza e stabilità
IL TRAGICO BILANCIO DEL CONFLITTO
Dall’ottobre 2023, l’intensificazione degli attacchi israeliani in Libano ha provocato un bilancio tragico: si stima che oltre 2.000 persone abbiano perso la vita e più di 9.600 siano rimaste ferite.
L’espansione della portata geografica degli attacchi sta riducendo ulteriormente il numero di aree che possono essere considerate sicure nel paese.
Anche i danni alle infrastrutture sono ingenti: si stima che oltre 50 mila abitazioni siano state distrutte o danneggiate.
Gli attacchi hanno preso di mira le strutture sanitarie e ambulanze, con oltre 97 operatori sanitari e di emergenza uccisi dall’ottobre 2023.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno 96 centri di assistenza sanitaria primaria e dispensari, così come 3 ospedali, sono stati costretti a chiudere a causa degli attacchi di Israele, limitando gravemente l’accesso alle cure mediche critiche nelle aree circostanti.
Nel dettaglio, si stimano:
- 100 centri sanitari primari (PHCC) e dispensari sono stati costretti a chiudere.
- 8 ospedali sono stati costretti a chiudere e altri 7 sono parzialmente operativi.
- 29 strutture idriche sono state danneggiate (con un impatto su 370.000 residenti).
- 1.909 ettari di terreni agricoli sono stati danneggiati.
- Il 77% delle scuole pubbliche non può fornire servizi educativi perché utilizzate come rifugi o danneggiate dalle aggressioni israeliane.
Habib aspetta il momento in cui potrà tornare nel suo villaggio nel Sud. “Questo è il culmine di una situazione terribile” dice, tante sono le famiglie nella stessa condizione di Habib “Grazie a Dio, stiamo ancora meglio di tanti altri. Abbiamo tutti i comfort necessari, ma ci mancano pace e sicurezza. È tutto ciò che chiediamo”
LA NOSTRA RISPOSTA ALL’EMERGENZA
Noi di Oxfam stiamo rapidamente adattando le attività e i programmi sul campo per far fronte alle necessità di questa nuova, gravissima emergenza, in particolare alle crescenti esigenze delle famiglie sfollate dal Sud verso il Libano meridionale e nei rifugi a Beirut.
Stiamo distribuendo acqua, kit igienico sanitari e denaro in modo che le famiglie possano acquistare cibo, riabilitando condutture idriche e stazioni di pompaggio per garantire accesso ad acqua pulita e sicura. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco permanente e il pieno accesso umanitario necessario a fornire aiuti salvavita alla popolazione civile.
Da fine settembre 2024, abbiamo garantito a oltre 25 mila persone acqua pulita, cibo, kit igienico sanitari e aiuti in denaro. Abbiamo distribuito 19.470 bottiglie d’acqua e 321 kit igienico-sanitari, raggiungendo oltre 9.500 persone. Inoltre, abbiamo fornito 389 kit per la salute mestruale destinati a 2.807 donne e adolescenti, garantendo supporto mirato alle loro esigenze.
TU, in questo momento di grave emergenza, puoi fare la differenza tra la vita e la morte per le migliaia di persone che stanno cercando di mettersi in salvo.
Questi civili innocenti stanno pagando il prezzo dei fallimenti dei leader globali.