
di Umberto De Giovannangeli
La “rotta balcanica” si diversifica. E per arrestare il flusso dei rifugiati non servono i muri di filo spinato, i vagoni piombati o gli arresti di massa praticati dalle autorità ungheresi. Sale la tensione al confine tra Serbia e Ungheria. Sono 316 finora i migranti arrestati dalla polizia ungherese dopo l’entrata in vigore ieri delle nuove norme più restrittive in materia di immigrazione. Incidenti sono scoppiati a Horgos, davanti al muro al confine con la Serbia. Gruppi di migranti esasperati hanno cercato di abbattere il filo spinato e hanno lanciato pietre contro i poliziotti. In un clima di grande tensione, i migranti hanno lanciato coperte sul filo spinato cercando poi di abbatterlo tirandole. La polizia ha rafforzato il presidio indossando tenute antisommossa.
Dal “muro” ungherese alle frontiere aperte croate. E’ il premier croato Zoran Milanovic a parlare assicurando che il suo Paese lascerà passare i migranti e i profughi che nelle ultime ore hanno cominciato ad affluire in Croazia per aggirare il muro anti immigrati ungherese. Parlando in parlamento il premier ha precisato che nella notte sono arrivati in Croazia circa 150 migranti provenienti dalla Serbia. Intanto il presidente croato Kolinda Grabar-Kitarovic ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite motivando la richiesta con il fatto che a suo avviso l’emergenza costituisce un problema non solo umanitario ma anche di sicurezza. La rotta di passaggio dai Balcani dei migranti dunque cambia. All’indomani della chiusura delle frontiere ai migranti decisa dalle autorità ungheresi, un primo gruppo di rifugiati a bordo di un autobus proveniente dalla Serbia meridionale ha raggiunto il confine con la Croazia, nuova porta di ingresso nell’Unione europea.
Cresce invece la preoccupazione in Grecia dopo la decisione tedesca di rafforzare i controlli sui migranti alla frontiera con l’Austria: secondo la stampa ellenica ad Atene si teme che la decisione possa far sì che migliaia di persone che intendono raggiungere la Germania o altri paesi del Nordeuropa possano restare «intrappolate» in Grecia, dove i servizi di accoglienza sono già allo stremo. Mentre continuano gli arrivi sulle isole dell’Egeo dalla vicina Turchia, fonti del governo dicono al quotidiano Kathimerini che Atene, in estrema difficoltà di fronte alla migrazione di massa da oriente, ha assoluta necessità di ricevere i milioni di euro promessi dall’Ue per creare i cosiddetti “hotspot”.