Il controllo che abbiamo sulla vita e, in generale, sulle cose che ci accadono è limitato. Ciò che possiamo controllare, invece, è la reazione che possiamo avere a ciò che la vita ci riserva. Le conseguenze di un’emergenza sono molte. Le persone diventano più egoiste, l’amore per sé stessi prevale su quello per gli altri, il vicino si trasforma in un nemico, tutto cambia e la vita non è più quella di sempre.
Nel villaggio di Barambate, come nella maggior parte dei villaggi della contea di Isiolo, in Kenya, la siccità ha avuto conseguenze importanti. Abbiamo intervistato Abdia, una madre del villaggio. Ha uno sguardo distante. Il suo sorriso ti confonde. Ma gli occhi parlano, e raccontano la sua storia.
La vita le ha posto innanzi diverse sfide e ogni volta sembra quasi che abbia vinto alla lotteria, solo per un soffio. La incontriamo alla bancarella di verdure che tiene al mercato. Con una mano sorregge il suo bambino mentre con l’altra sistema i cavoli. Il bambino si stringe tra le sue braccia quando nota degli estranei avvicinarsi.
Abdia è di origine somala; i suoi genitori sono emigrati in Kenya e si sono stabiliti a Barambate molto tempo fa. È nata e cresciuta in questa regione. Questa è ciò che definisce la sua “casa”, così come quella dei suoi figli. Sebbene questa regione non sia stata clemente con loro, da qualche anno a questa parte. L’acqua è vita e casa sua non ha alcuna vita perché purtroppo l’acqua scarseggia da quasi cinque anni.
“Avevo circa 400 capre e diverse mucche. Attualmente ho 200 capre e nessuna mucca. La siccità ha esaurito tutti i pozzi e senza acqua molti animali sono morti.”
La siccità ha prosciugato fiumi e dighe, costringendo le persone a camminare per quasi 30 km per procurarsi l’acqua per bere, cucinare e lavarsi.
“Capitava che facessimo un solo pasto o una doccia al giorno, a volte nemmeno quella, e che fossimo costretti a razionare l’acqua per le cose più importanti”.
La siccità ha causato gravi problemi di salute ai figli di Abdia poiché l’acqua attinta dal fiume non era potabile, ma non c’era altra scelta.
Il progetto di emergenza contro la siccità, portato avanti dal Merti Integrated Development Program (MID-PI) di Oxfam in Kenya e finanziato dal Ministero degli Esteri della Federazione Tedesca (GFFO), ha permesso ad Abdia e alla sua famiglia di avere una scelta. Attraverso la riparazione del pozzo e il collegamento idrico fino alla comunità, Abdia può ora avere acqua potabile e, soprattutto, non deve impiegare metà della giornata ad andarla a prendere.
“Ora posso godere di acqua pulita, sia per bere che per cucinare, senza preoccuparmi della salute dei miei figli; ci vengono dati prodotti chimici per il trattamento e taniche per conservarla, così possiamo averla disponibile in casa per più di una settimana. E la possibilità di fare il bagno ogni giorno è ineguagliabile. Prima senza l’acqua era un inferno”.
Il progetto intende anche restituire dignità alle ragazze, fornendo loro assorbenti e bacinelle riutilizzabili. Abdia ha una figlia adolescente, e questo le è stato di grande aiuto, soprattutto durante il ciclo mestruale.
“In passato mia figlia usava i nostri vecchi abiti come alternativa agli assorbenti. Questo significava assentarsi da scuola per tutta la durata del ciclo. Finalmente ora può andare tranquillamente a scuola, senza preoccuparsi”.
Abdia sogna e spera che un giorno la comunità possa arrivare considerare la siccità come un ricordo, che possano tornare ad essere autosufficienti, e lavorare insieme per far sì che la vita dei loro figli sia migliore della propria.