La Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite (COP29) si terrà dall’11 novembre a Baku, in Azerbaigian. Questo summit rappresenta un momento cruciale per i Paesi partecipanti, chiamati a ripensare e ridisegnare l’architettura della finanza climatica globale, con l’obiettivo di raggiungere un nuovo accordo sugli impegni post-2025.
Alla vigilia del summit, il nostro nuovo rapporto “Carbon Inequality Kills‘’ svela una realtà allarmante: le emissioni dei super-ricchi sono un peso insostenibile per il pianeta e aggravano fame e disuguaglianze. Nel frattempo, milioni di persone nei Paesi più poveri subiscono le peggiori conseguenze della crisi climatica in corso.
Il futuro a rischio: il “bilancio di carbonio” esaurito in pochi mesi con le attuali emissioni dei super-ricchi
Con gli attuali livelli di emissioni, il “bilancio di carbonio” – ovvero l’ammontare massimo di emissioni globali cumulative nette di CO2 in atmosfera che permette di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale – si esaurirebbe entro 4 anni.
Lo scenario attuale, già preoccupante, diventerebbe catastrofico se il “bilancio di carbonio” venisse “prosciugato” in soli 5 mesi, nel caso in cui le emissioni pro-capite raggiungessero i livelli attuali dell’1% più ricco del mondo. Se tutti i cittadini del pianeta utilizzassero jet e yacht privati come quelli dei miliardari analizzati nel rapporto, il bilancio di carbonio sarebbe esaurito in appena 2 giorni.
L’impatto ambientale degli stili di vita dei miliardari
L’analisi rivela dati sconcertanti sull’impatto ambientale degli stili di vita dei miliardari, mostrando come il loro utilizzo di jet privati e super-yacht generi emissioni di CO₂ su scala esorbitante rispetto alla media
- Nel 2023, un miliardario tra i 23 più ricchi al mondo ha volato in media 184 volte su jet privati, trascorrendo complessivamente 425 ore in volo e generando una quantità di emissioni pari a quella che un cittadino medio produrrebbe in 300 anni.
- Analogamente, gli yacht di 18 di questi super-ricchi hanno rilasciato in un anno una quantità di CO₂ pari alle emissioni accumulate in 860 anni da un cittadino medio
Ecco alcuni dati emblematici che illustrano l’enorme impatto delle emissioni legate allo stile di vita dei super-ricchi:
- In soli 12 mesi, i due jet privati di Jeff Bezos hanno accumulato quasi 25 giorni di volo, emettendo una quantità di CO₂ pari a quella che un dipendente medio di Amazon negli Stati Uniti produrrebbe in 207 anni
- Carlos Slim ha effettuato 92 viaggi con il suo jet privato, coprendo una distanza pari a cinque volte il giro del mondo
- la famiglia Walton, erede della catena di negozi Walmart, possiede tre super yacht che in un anno hanno prodotto una quantità di CO2 equivalente a quella di cui sono responsabili circa 1.714 lavoratori di Walmart
Le emissioni associate agli investimenti dei super ricchi
Le emissioni dovute allo stile di vita dei super-ricchi sono fuori controllo, ma le emissioni associate ai loro investimenti sono ancora più elevate. L’impronta di carbonio media del portafoglio finanziario di un miliardario analizzato nel rapporto è circa 340 volte superiore all’emissione media dei suoi jet privati e super-yacht.
Quasi il 40% degli investimenti dei miliardari analizzati riguarda infatti industrie altamente inquinanti: petrolio, miniere, trasporti marittimi e cemento. Se investissero in fondi a bassa intensità di carbonio, le loro emissioni da investimento sarebbero 13 volte inferiori a quelle attuali.
Le devastanti conseguenze delle emissioni dell’1% più ricco
Il rapporto evidenzia come le emissioni prodotte dall’1% più ricco del mondo, a partire dal 1990, abbiano avuto conseguenze devastanti:
Aumento delle disuguaglianze globali
le emissioni attribuibili all’1% più ricco del mondo hanno prodotto un calo del PIL globale per 2.900 miliardi di dollari dal 1990 ad oggi. Se la tendenza persiste, l’impatto maggiore si avrà nei Paesi meno responsabili per il dissesto climatico. Mentre le economie avanzate saranno interessate al più da perdite contenute, i Paesi a basso e medio-basso reddito vedranno il proprio PIL aggregato contrarsi di circa il 2,5% nel 2050 rispetto al livello del 1990. L’Asia meridionale perderà il 3%, il Sud-Est asiatico e l’Africa subsahariana il 2,4%.
Crescita della fame
le emissioni dell’1% più ricco hanno causato, tra il 1990 e il 2023, perdite di raccolti che avrebbero potuto fornire cibo sufficiente a sfamare 14,5 milioni di persone all’anno. Tra il 2023 e il 2050 il numero di persone a rischio di malnutrizione cronica salirà a 46 milioni all’anno, con la regione dell’America Latina e dei Caraibi a subire gli effetti più duri (9 milioni di persone a rischio fame all’anno fino al 2050).
Vittime dovute alla crisi climatica
Si stima che il 78% dei decessi in eccesso causati dal caldo entro il 2120 si verificherà nei Paesi a basso e medio-basso reddito.
L’appello ai Governi
“Il costo del riscaldamento globale continuerà a crescere e, a meno di una seria inversione di rotta, rischiamo di avvicinarci pericolosamente al punto di non ritorno climatico – aggiunge Petrelli – Dalla COP29 devono arrivare impegni politici precisi per la riduzione delle emissioni climalteranti, ma anche finanziamenti adeguati perla copertura dei danni arrecati dagli eventi climatici avversi, soprattutto nei Paesi del Sud globale. Serve altresì una strategia coerente di investimenti in grado di favorire una transizione ecologica giusta”
Chiediamo ai governi di:
- accelerare il phasing out dai combustibili fossili e il passaggio a tecnologie a zero o basse emissioni, aggiornando coerentemente e in modo ambizioso, entro il 2025, gli impegni nazionali sulla riduzione delle emissioni (i cosiddetti nationally determined contributions), previsti dall’accordo di Parigi e finora del tutto insufficienti
- finanziare adeguatamente il fondo per la riparazione di perdite e danni determinati dal cambiamento climatico reso operativo alla COP28 dell’anno scorso che sconta ad oggi promesse di finanziamento irrisorie pari a 702 milioni di dollari a fronte di pregressi impegni di finanza climatica (100 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 a beneficio dei Paesi a basso reddito) assunti alla Cop15 di Copenaghen nel 2009 e non mantenuti
- aumentare il prelievo fiscale a carico degli individui più facoltosi e sulle attività inquinanti, per recuperare risorse da investire nel finanziamento della transizione ecologica giusta. Un’imposta sui patrimoni di multimilionari e miliardari potrebbe generare introiti aggregati (su scala globale) per 1.700 miliardi di dollari all’anno.
Scopri di più nel report completo e unisciti al nostro appello per un futuro più equo e sostenibile.