“Connecting spheres” sostiene le associazioni nella difesa dei diritti LGBTQIA+
Nella Giornata internazionale contro l’odio e le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, è ancora tanta la strada da fare per costruire una società in cui tutte le persone a prescindere dalla loro identità di genere e orientamento sessuale possano vivere libere dalle violenze in tutte le aree della loro vita. Per questo, attraverso il nuovo progetto europeo Connecting Spheres, intendiamo sostenere e rafforzare le associazioni (in Italia e anche in altri Paesi dell’Unione Europea) che lavorano per la prevenzione e la risposta alla violenza contro le persone LGBTQIA+ sopravvissute e/o a rischio di violenza.
I DATI IN ITALIA E NEL MONDO
Nel mondo 67 paesi discriminano e criminalizzano l’omosessualità. In Europa il 43% delle persone LGBTQIA+ ha dichiarato di essere stata vittima di discriminazione, il 38% ha subito un’aggressione fisica dovuta alla sua identità o orientamento sessuale, il 46% delle persone LGBTQIA+ non dichiara la propria identità di genere o l’orientamento sessuale al personale medico e sanitario (EU LGBTI Survey II). In Italia, tra le 21.000 persone che si sono rivolge al numero verde nazionale contro la omotransfobia, il 41,6% ha subito violenza in famiglia in seguito al coming out, il 12,6% soffre di marginalità sociale e disagio abitativo, il 12% è vittima di aggressioni e molestie in luoghi pubblici o sul posto di lavoro (Report Gay Help Line).
La strada per costruire una società che garantisca e tuteli l’equità di genere e i diritti delle persone LGBTQIA+ è ancora molto lunga.
LA STRATEGIA IN EUROPA E IN ITALIA
Per questo motivo, nel 2020 la Commissione Europea lancia – per la prima volta – la sua Strategia per l’uguaglianza LGBTIQ riconoscendo che la discriminazione, la violenza e l’esclusione sociale persistono ancora in tutta l’Europa. L’analisi evidenzia che le persone trans, intersex e non binarie sono esposte a numerosi rischi come povertà, discriminazione, violenza e mancato accesso al mondo del lavoro, soprattutto laddove il riconoscimento dei diritti delle donne e delle persone LGBTQIA+ non è adeguatamente affrontato insieme a quello dell’identità di genere. In Italia, ad esempio, la legge 164/82, in seguito all’adeguamento con il Dl. 150/2011, consente alle persone trans di intraprendere un percorso di identificazione di genere senza l’obbligatorietà dell’intervento chirurgico, ma non è ancora prevista la rettifica del sesso nei registri civili.
LE SFIDE DA AFFRONTARE
I problemi più diffusi a livello europeo portati all’attenzione dalla Commissione Europea sono stati identificati nella discriminazione pubblica e gli hate speech contro le persone LGBTQIA+, in particolare alimentati da rappresentanti politici a tutti i livelli, soprattutto in seguito alle elezioni politiche che hanno visto l’emergere di movimenti nazionalisti e di estrema destra. Il 20 aprile 2023, l’Europarlamento ha condannato Italia, Polonia e Ungheria per l’uso di retorica anti-diritto, anti-gender e anti-LGBTQIA+, ponendo l’Italia nella stessa categoria di altri Paesi con tratti nazionalisti ed estremisti che sono stati puniti dall’Unione europea per procedure e violazioni antidemocratiche. L’osservatorio omofobia.org registra costantemente i casi di aggressione di cui sono vittime le persone LGBTQIA+: negli ultimi 4 anni l’aumento di odio è andato di pari passo con l’aumento del numero delle denunce da parte delle vittime, soprattutto per gli episodi che sono catalogati come “atti non aggressivi”, più difficili da denunciare perché non lasciano segni visibili. La maggior parte delle vittime è di sesso maschile (oltre l’80%) e la fascia di età più colpita va tra i 20 e i 29 anni.
LE CONSEGUENZE DI DISCRIMINAZIONE ED ESCLUSIONE
Gay Help Line, nel 2022, dichiara che la maggior parte dei 400 casi seguiti erano giovani, anche minori, vittime di violenze fisiche e abbandonate dalla famiglia in seguito al loro coming out. Persone private di tutto– anche di monete per prendere il bus – di cui solo il 10% riesce ad essere accolto in un rifugio di emergenza. In tutta Italia, infatti, ci sono soltanto 70 posti letto in strutture di accoglienza ad hoc per le persone che hanno subito discriminazioni a causa dell’espressione di genere e l’orientamento sessuale.
La paura di dichiarare la propria identità e subire violenze fisiche e sessuali, può portare una persona all’isolamento sociale e causare una sofferenza psicologica che non sempre viene adeguatamente presa in carico. L’esclusione dalla società e dalla famiglia aumenta il livello di fragilità e povertà, soprattutto in presenza di discriminazioni multiple e intersezionali. Gay Help Line riporta, infatti, i casi di adulti e anziani LGBTQIA+ che hanno difficoltà a ricollocarsi nella società e nel mondo del lavoro in seguito al loro coming out; e l’aumento di richieste di supporto psicologico da parte di persone LGBTQIA+ con background migratorio a causa delle esperienze traumatiche basate sul genere o orientamento sessuale vissute sia nel paese di origine – perché perseguitate – che nel paese di accoglienza perché discriminate.
LE MANCANZE DEL NOSTRO PAESE
L’Italia purtroppo rimane un fanalino di coda tra i paesi europei in tema di tutela dei diritti, mantenendo un clima culturale e politico di grande pregiudizio e discriminazione. L’arresto della proposta di legge Zan, che avrebbe garantito la dignità e la tutela della comunità LGBTQIA+ da discorsi di odio e atti di violenza, ne è un chiaro segnale. In base all’indice di ILGA Europe del 2023, il nostro paese infatti, si posiziona al 34° posto su 49 paesi valutati per gli standard legali e l’impatto delle leggi e delle politiche sulla vita delle persone LGBTQIA+.
È quanto mai necessario attivare interventi sempre più di raccordo tra i servizi sociali e sanitari, le scuole e le istituzioni pubbliche, per creare sinergie nella presa in carico delle vittime di crimini d’odio e violenza di genere. Nei luoghi pubblici, di lavoro o nelle scuole, dove avvengono con frequenza gli episodi, mancano norme specifiche per poter intervenire a tutela delle persone, e rimane soltanto un supporto morale. In Italia esiste una rete di attivismo e volontariato, enti e associazioni che a più livelli si prendono cura delle persone LGBTQIA+ vittime di violenze e organizzano attività di sensibilizzazione e advocacy. Dal nord a sud troviamo sportelli che offrono servizi di supporto psicologico, legale, orientamento, oppure che combattono stereotipi di genere e stigma, promuovendo i diritti delle persone LGBTQIA+ all’interno delle scuole e della comunità.
Tuttavia, a fronte di un aumento delle richieste di supporto, le associazioni LGBTQIA+ soffrono dell’assenza del riconoscimento del loro ruolo e delle competenze da parte dei servizi e delle istituzioni pubbliche. Questo limita il potere di azione e la possibilità di avere un maggior coinvolgimento all’interno dei processi di policy making (dati emersi in seguito ai focus group svolti durante il progetto FreeAll, State of the Art Report 2022). Sebbene, infatti, le associazioni LGBTQIA+ siano i principali agenti di cambiamento nella tutela delle persone LGBTQIA+ e in prima linea nel superare le lacune del sistema sociale, sanitario e giuridico, a livello politico si continuano a nominare commissioni e tavoli, comitati etici per rivedere le linee guida per l’assistenza al trattamento della disforia di genere, senza prevedere la partecipazione di rappresentanti della comunità direttamente interessate a motto “sui vostri copri, sulle vostre vite, senza di voi”. Tra le maggiori sfide emerse da parte delle associazioni c’è soprattutto la mancanza di una progettualità a livello strutturale in questo ambito, dalla quale deriva la carenza di fondi che possano assicurare un’adeguata presa in carico e la sostenibilità agli interventi.
IL PROGETTO CONNECTING SPHERES
Con l’obiettivo di sostenere e rafforzare le associazioni (in Italia e anche in altri Paesi dell’Unione Europea) che lavorano per la prevenzione e la risposta alla violenza contro le persone LGBTQIA+ sopravvissute e/o a rischio di violenza, a febbraio 2024 è partito il progetto Connecting Spheres, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il bando CERV-2023, capofilato da Oxfam Italia in partenariato con Oxfam Italia Intercultura, Fondazione G. Brodolini, e il supporto di UNAR. Il progetto prevede un sostegno finanziario per almeno 30 associazioni, per un totale di un milione di euro attraverso un bando che sarà lanciato nel mese di settembre 2024 e che rimarrà aperto per un anno. Inoltre, le associazioni interessate potranno essere coinvolte in azioni di sviluppo di capacità tecniche e tematiche, opportunità di incontro e scambio, creazione di reti e azioni di advocacy a livello nazionale ed europeo. Contribuire a creare una società più attrezzata per rispondere ai bisogni di genere, nella quale le persone LGBTQIA+ possano vivere libere da forme di violenza in tutte le sfere della vita è l’impatto che Oxfam Italia – insieme ai partner e alle associazioni coinvolte – intende raggiungere.