Il racconto del Country Director di Oxfam a Vanuatu, Colin Collett van Rooyen
Circa tre mesi fa, la mattina del 14 marzo 2015, ho aperto lentamente la porta della mia casa a Port Vila, non sicuro di cosa avrei potuto vedere fuori dopo che il forte ciclone tropicale Pam aveva percorso la sua strada urlando attraverso la nostra bella Vanuatu. Sul momento ho pensato, e scritto, che il nostro mondo sarebbe stato piuttosto diverso là fuori. E così è stato. La mia prima impressione è stata di devastazione fisica. La seconda (appena pochi minuti dopo) è stata che per qualche motivo adesso abbiamo un gatto nel nostro giardino! La frase “piove a catinelle” mi è subito venuta in mente. Lo abbiamo chiamato “Gatto Cinque” e ci siamo presi cura di lui, ma questa è un’altra storia da raccontare un altro giorno.
Nessuno di noi in Vanuatu poteva immaginare quello che un ciclone di categoria 5 avrebbe potuto fare. Il nostro team Oxfam ha provato a immaginarlo. Dovevamo preparare e lavorare con le nostre organizzazioni partener per essere pronti per un impatto sconosciuto, in un paese che ha poca esperienza con cicloni di questa portata. Nessuno di noi era troppo sicuro di come noi e l’intera Vanuatu avremmo risposto ai danni che Pam ha provocato al nostro paese e alla nostra gente.
Dopo solo pochi minuti davanti alla porta di casa, ho avuto un’idea abbastanza precise di entrambi gi aspetti. Gran parte di Vanuatu è rimasta distrutta. Era, molto semplicemente, un’impressione orribile. Pam era stata crudele con il nostro paese in molti modi. Aveva come strappato grandi pezzi a brandelli lasciandola nuda e fragile; e lasciando a molti di noi la stessa sensazione. Pam aveva ucciso per fortuna poche persone considerando la sua forza. Ma la gente di Vanuatu era già là fuori, a riprendere il controllo sul proprio destino, facendo sì che Pam non avesse il controllo sulle nostre vite un attimo di più di quanto non aveva già fatto.
Nei primi giorni dopo Pam, abbiamo potuto contare solo su noi stessi. Il mondo esterno è stato tagliato fuori; e la maggior parte delle tante belle isole che compongono Vanuatu sono rimaste isolate l’una dall’altra. Questo non ha impedito a famiglie, amici, comunità, organizzazioni, dipartimenti governativi e alla nostra incredibile squadra di Oxfamers di mettersi al lavoro e iniziare a fare tutto ciò che era possibile. È stato fantastico guardare questo percorso e un privilegio incredibile farne parte. Come il resto di Vanuatu, la squadra di Oxfam è sopravvissuta, un po’ stanca e stordita, ma pronta ad andare avanti e a fare quanto necessario.
Molto è stato detto della stupefacente risposta di Vanuatu attraverso tutti i media e nei primi lavori di ricerca. Resilienza è il concetto che viene fuori. Questa etichetta, secondo me, è rapidamente diventata troppo popolare, togliendo quel “qualcosa di speciale”, che ho percepito e che ho visto accadere a Vanuatu. Ma cos’altro poteva essere? Ho cercato nella mia (molto stanca) mente un’altra possibile descrizione, per chiamarla in un modo che rappresentasse quel qualcosa di profondo che sentivo in me. Invano. Poi ho guardato i sinonimi di resilienza e lì nascosto tra termini come elasticità, galleggiabilità, resistenza e durezza c’era la parola che più si adattava al contesto: lo spirito. Un termine semplice, ma che ha catturato l’essenza di quello che stavo vedendo e sentendo all’interno della nostra squadra di Oxfam e tra la popolazione in generale – uno spirito che era forte, positivo, realistico, pratico pur in condizioni di stress e che si trova da qualche parte in profondità nel tessuto sociale della gente di Vanuatu, nel profondo della loro cultura e delle loro tradizioni, nel profondo del loro cuore e nella mente.
Tre mesi dopo questo spirito ha permesso di fare – ed è ancora così – cose incredibili. Ed è percepibile ovunque. Grazie all’incredibile sostegno ricevuto da persone di tutto il mondo, siamo stati in grado di sviluppare una solida risposta alla distruzione del ciclone Pam. La nostra squadra è cresciuta, così come il nostro lavoro a Oxfam. Mentre l’iniziale “ondata” necessitava di competenze specialistiche provenienti da tutto il mondo, ora siamo anche in grado di sfruttare l’incredibile spirito e il talento del popolo di Vanuatu.
Ho lavorato con i giovani di Ni-Vanuatu e li ho guardati fare propri i valori di Oxfam – che sono centrali per ciò che facciamo – con facilità ed entusiasmo. Allo stesso modo, sto sperimentando la capacità di Oxfam di imparare e crescere attraverso lo spirito di questi giovani, uno scambio profondamente prezioso e gratificante e un privilegio; un regalo inaspettato da Pam.
Abbiamo fatto molto. Le nostre squadre di Oxfam hanno fornito acqua potabile salvavita direttamente alle comunità colpite da Pam. Abbiamo costruito nuove relazioni di lungo termine durante il nostro lavoro di risposta all’emergenza, alcune con comunità remote su piccole isole. Sull’isola di Epi, le squadre di Oxfam sono state le prime ad arrivare in alcune comunità e fornito i primi indispensabili aiuti e, soprattutto, hanno fatto capire alle persone che il mondo là fuori si sta preoccupando di loro. Abbiamo continuato il nostro lavoro lì e all’isola di Efate. Le competenze dei nostri esperti hanno permesso di fare cose incredibili per ripristinare il sistema idrico, così come il nostro lavoro pionieristico nel campo della sicurezza alimentare in emergenza, la fornitura di mezzi di sussistenza, la tutela della salute pubblica e l’educazione all’igiene. Anche i nostri partner hanno lavorato duramente con noi e si sono impegnati su questi temi. Facendo sempre attenzione alle tematiche di genere, alla protezione dei membri delle comunità vulnerabili, al monitoraggio, alla valutazione, all’apprendimento e ai meccanismi di responsabilità che sono fondamentali per tutto ciò che facciamo. Insieme a questo, l’incredibile lavoro che è stato fatto nel coordinare le squadre umanitarie a Vanuatu ci è stato riconosciuto come significativo nella risposta al ciclone Pam.
Oggi guardo Port Vila, dai nostri uffici sulla collina sopra la baia, ed è chiaro che la terra sta rispondendo allo spirito – guarire se stesso e condividere questo percorso con il resto del mondo. Il verde sta tornando, le piante crescono, i fiori punteggiano i luoghi con colori incerti, i mercati stanno riaprendo, le case sono state ricostruite, i sorrisi sono sempre più grandi e i bambini sono tornati a scuola. Anche il costante rumore delle motoseghe che tagliano gli alberi pericolanti su strade ed edifici è finito. Sono andate via anche le nuvole di fumo che aleggiavano sulla città e il pesante odore che ne derivava. Non c’è più il metallo deformato e schiacciato sui tetti, sono state sostituite le finestre in frantumi. Il porto non è più silenzioso e allo stesso modo l’aeroporto – sentiamo la sirena delle navi, le loro luci scintillanti durante la notte e sentiamo i voli che atterrano e decollano dall’aeroporto quasi come prima. In qualche modo, questi sono diventati dei suoni piacevoli. Le aziende si stanno risollevando e clienti e turisti tornano a godere di questo posto speciale sul pianeta. Le lezioni vengono apprese e condivise, il governo sta lavorando per rispondere nel modo migliore e i donatori, no profit locali e agenzie internazionali così come Oxfam stanno facendo tutto il possibile per sostenere la ripresa. E’ un percorso sbalorditivo.
Naturalmente, tutto questo sarà documentato in rapporti di ricerca e di valutazione abbondanti. Una parte del lavoro sarà criticato o applaudito a seconda del pubblico. Questo è normale nel ciclo di eventi che si susseguono dopo un ciclone di questa portata. Ma attraverso questi processi formali non dobbiamo mai perdere di vista quello spirito speciale, che ci ha portato fino a qui e che aiuterà Vanuatu a puntare in alto.
Con il venire degli anniversari del ciclone Pam dobbiamo continuare ad abbracciare lo spirito che abbiamo vissuto; lo spirito che da sempre sempre è al centro di Vanuatu e della sua gente e che permette di andare avanti in maniera così sorprendente. Ho detto fin dai primi giorni che qui c’erano degli insegnamenti per il mondo, ci sono stati e ci saranno. Teneteci d’occhio!