di Umberto De Giovannangeli
Mai come di fronte all’emergenza-migranti, l’informazione è potere. Perché costruisce senso comune, perché alimenta o contrasta quei luoghi comuni che accompagnano una tragedia che cresce di giorno in giorno. Informare correttamente significa, per Oxfam, allargare la platea della solidarietà, perché una opinione pubblica più avvertita e consapevole è anche più ricettiva alle sollecitazioni di una solidarietà fattiva, concreta. Nei limiti del possibile, e con le forze e i mezzi a disposizione, il nostro sforzo sarà quello di provare a costruire un’altra narrazione rispetto a quella omologata dei grandi media, una narrazione che mira anche a riformulare un “vocabolario” dell’accoglienza, che a parole come emergenza, invasione, terrore, sia in grado di sostituirne altre, diverse, inclusive. Perché i muri più difficili da abbattere sono quelli creati dalle parole, sono i muri della diffidenza, dei pregiudizi, degli stereotipi fomentati ad arte da “piazzisti da quattro soldi” (copyright monsignor Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana).
La buona informazione è anche il più efficace antidoto contro il virus della demonizzazione dell’altro da sé. Oxfam ha l’ambizione di tentarci perché quell’altro da sé lo pratica giorno per giorno, nei luoghi da dove nasce una fuga disperata, nei luoghi dove si sviluppa la prima assistenza. Una informazione che nasce dall’esperienza diretta, e che da essa trae argomenti, storie, dati, per costruire una “narrazione” consapevole. A partire dal Mediterraneo, per allargarsi alle nuove rotte balcaniche. Da tempo, ormai, il Mediterraneo è diventato il “mare della morte”, la rotta più pericolosa tra quelle intraprese da quanti fuggono dall’inferno di guerre, pulizie etniche, regimi sanguinari, come dalla fame, dallo sfruttamento disumano, da un ambiente sempre più devastato. Il nostro sforzo sarà quello di monitorare ciò che avviene nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, nel Nord Africa e nel Medio Oriente, cercando di mettere in relazione quegli eventi, in Libia, in Siria, in Iraq, nell’Africa centrale e subsahariana, con le risposte fornite dall’Europa e dalla comunità internazionale. Una Europa divisa, incapace di indicare una politica comune in materia di diritto d’asilo e di accoglienza. Una Europa che s’illude di poter respingere un flusso migratorio senza precedenti nella storia del secondo dopo guerra, innalzando muri di filo spinato e blindando le sue frontiere.
Una politica fallimentare, oltre che indegna di quei principi che erano stati alla base della “civiltà europea”. Scorciatoie militari non aiutano, semmai rischiano di provocare altri disastri, come l’Iraq e la Libia dovrebbero insegnare: i governi nazionali come le istituzioni comunitarie, l’Ue, andrebbero sollecitate, incalzate, su altre direttrici, come Oxfam sta cercando di fare. L’aggiornamento del sito nel suo comparto news, è parte di questa sfida. Come quella di marcare, in tempo reale, un punto di vista di Oxfam Italia sulle questioni più pregnanti all’ordine del giorno in materia di rifugiati. Informare è anche valorizzare esperienze straordinarie che Oxfam sta realizzando, con il contributo di associazioni locali, in Sicilia, in particolare verso i minori, e scavare dentro i numeri di una tragedia, per dare ai numeri, ai dati, il volto, l’identità, la storia, il dolore e la speranza di persone, di donne e uomini che vogliono investire su un futuro degno di essere vissuto. Solo così, il Mediterraneo, potrà tornare ad essere “mare nostrum”, un’area di dialogo, di cooperazione, e non, come è diventato, il mare dei corpi affondati in tanti “viaggi della morte”. Una buona informazione, infine, è anche quella che sa prendere posizione, che rifugge dal deleterio “cerchiobottismo”, che non ha paura di indicare, se è il caso, vittime e carnefici, che fonda le sue denunce su esperienze e dati concreti e non su pregiudizi ideologici. Una informazione che veicola proposte praticabili, progetti che uniscono in sé idealità e concretezza, e che individuano interlocutori istituzionali con cui aprire un confronto serrato, non reticente. Tanta roba, dunque. Ma in tempi eccezionali come quelli che viviamo, innalzare l’asticella anche della comunicazione, è tutt’altro che un lusso: è un investimento necessario per contribuire alla crescita, in Italia e in Europa, di una società più informata, e per ciò più consapevole e solidale.