Gli studenti delle scuole secondarie che abbandonano prima gli studi sono quasi il doppio rispetto alla media regionale: il 20,1% contro l’11,1%. Cifra che triplica per gli alunni stranieri. Ampia anche la distanza di competenze tra ciclo primario e secondario, aumentando il rischio di dispersione
E’ la fotografia scattata dal primo rapporto di Oxfam sulla dispersione scolastica in Provincia di Arezzo, presentato oggi.
In provincia di Arezzo 4 studenti su 10 al termine delle superiori si trovano in una situazione di vero e proprio “fallimento formativo”, ossia pur avendo conseguito il diploma non hanno competenze sufficienti per esprimere scelte e comportamenti che li mettano nelle migliori condizioni per interagire consapevolmente nella società. Allo stesso tempo, il 20,1% degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie non terminano i 5 anni di studi nello stesso istituto, probabilmente finendo con il non diplomarsi, una percentuale quasi doppia rispetto alla media regionale dell’11,1% rilevata da Eurostat,e che per gli studenti stranieri nel territorio provinciale sale al 55,5%. Questi sono alcuni dei dati allarmanti che emergono dalla fotografia tracciata dal primo rapporto sulla dispersione scolastica in Provincia di Arezzo, realizzato da Oxfam, organizzazione da anni impegnata ad Arezzo e in Toscana nella lotta alla povertà educativa e all’abbandono scolastico.
“Quest’anno ricorrono 100 anni dalla nascita di Don Milani, che in ‘Lettere ad una professoressa’ ci ha lasciato una lezione fondamentale ‘la scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde’. Parte da qui, l’impegno di Oxfam ad Arezzo e in tanti territori per la costruzione di una scuola aperta e inclusiva. – spiega Roberto Barbieri, Direttore generale di Oxfam Italia – Se in Italia mezzo milione di ragazzi arriva appena al diploma di terza media e quasi 1 giovane su 5 non studia e non lavora, i dati contenuti nel rapporto ‘pilota’ presentato oggi, che stiamo realizzando anche per altri territori in Toscana e in altre regioni, rappresentano un importante base di partenza da cui sviluppare specifiche ed efficaci politiche di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa nei diversi contesti locali. E dimostrano quanto ancora resti da fare anche in un territorio come quello aretino e toscano e in altri territori dove i dati sono anche più allarmanti. È necessario migliorare ad esempio l’offerta formativa nel delicato passaggio tra un ciclo di studi e l’altro, così come aprire la scuola al territorio attraverso strumenti come i Patti educativi di comunità, che proprio qui abbiamo lanciato tramite la Fondazione Arezzo Comunità. Uno strumento fondamentale per affrontare le tante emergenze del mondo scuola, con l’obiettivo comune di non lasciare indietro nessuno”.
OLTRE UN TERZO DEGLI STUDENTI NON RAGGIUNGE COMPETENZE ADEGUATE
Dal rapporto inoltre emerge come un sempre maggior numero di studenti non raggiungono competenze adeguate (certificato dalle prove INVALSI), anche al termine della terza media: il 32,8% degli studenti ha una conoscenza insufficiente dell’italiano, il 36,8% della matematica. Un dato che peggiora ulteriormente al termine delle superiori: solo il 54% raggiunge infatti conoscenze sufficienti in italiano e il 55,9% in matematica, con percentuali ancora più basse per l’inglese scritto e parlato. Numeri che evidenziano la fragilità di un sistema scolastico che appare disconnesso nei due cicli di istruzione, aumentando così esponenzialmente il rischio di abbandono precoce degli studi.
Il 15,6% DEGLI STUDENTI DELLE SUPERIORI SONO IN RITARDO, IL 60% DEI DIPLOMATI SI ISCRIVE ALL’UNIVERSITA’
A riprova di una situazione non semplice, i numeri sul ritardo scolastico, indicatore predittivo dell’abbandono scolastico: in provincia di Arezzo il 15,6% degli iscritti alle superiori è in situazione di ritardo in Valtiberina è al 19,2%. Il tutto a fronte di una media regionale piuttosto alta del 18,6%.
Ad incidere sul rischio di dispersione scolastica e bocciatura alle superiori è inoltre la decisione di studenti e famiglie, al termine delle medie, sul seguire o meno il consiglio orientativo dato dai docenti sulla scelta della scuola: solo il 56% degli studenti che frequenta la 1° superiore lo segue. Rilevante anche il fenomeno dei trasferimenti degli studenti tra scuole superiori, che hanno riguardato, ad esempio, ben 250 ragazzi nel ‘21/’22: ad Arezzo, dal Liceo scientifico fuoriesce in corso d’anno il 5,2% degli iscritti, e da ITIS il 6,1%, mentre ad esempio l’Istituto Professionale “Margaritone”, si configura come una scuola “in divenire”, dato che il 30,4% delle iscrizioni avviene nel corso dell’anno.
Guardando poi al passaggio agli studi universitari, circa il 60% dei diplomati decide di proseguire gli studi, con numeri che crollano passando dai diplomati al Liceo classico e scientifico a quelli degli istituti tecnici e professionali.
CRUCIALE METTERE IN RETE TUTTI GLI ATTORI DEL TERRITORIO
Per fare il punto sulle tante sfide da affrontare e individuare le possibili soluzioni, il dossier sarà presentato oggi – ai rappresentanti delle istituzioni locali, del mondo della scuola, della ricerca e del terzo settore – in occasione dell’incontro “Costruire alleanze educative tra scuola e territorio”, in programma alle 15 presso la Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo. Un appuntamento promosso da Oxfam Italia in collaborazione con la Provincia di Arezzo, con il patrocinio del Comune di Arezzo e Fondazione Arezzo Comunità, nell’ambito del progetto Comunitalenti di cui Oxfam Italia è capofila, finanziato daImpresa sociale con i bambini. Programma completo.
“Ritengo sia fondamentale lavorare sulle cause del fenomeno per ridurre il rischio dell’abbandono scolastico precoce, partendo da un approccio preventivo che sostenga i ragazzi della fascia d’età più sensibile, ovvero quella dai 14 ai 18 anni, che li aiuti a superare le difficoltà che potrebbero incontrare. – ha detto il Presidente della Provincia di Arezzo, Alessandro Polcri – La Provincia di Arezzo sta portando avanti molte azioni in rete con gli altri soggetti istituzionali, per prendere in carico i giovani, ognuno per le rispettive competenze. Per esempio in accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale abbiamo aderito al progetto -G.I.F. – Giovani Inclusione Futuro per la Toscana-, promosso da UPI Toscana in risposta al bando ad invito Azione ProvincEgiovani Anno 2021 divulgato da UPI Nazionale; proprio per il contrasto alla dispersione scolastica e il miglioramento delle azioni di orientamento personale e professionale. Contestualmente abbiamo promosso la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa finalizzato alla stipula di un – Patto locale per la formazione e la valorizzazione delle competenze – tra Ufficio Scolastico territoriale di Arezzo, Regione Toscana, enti locali e parti sociali, Istituzioni scolastiche, Università e ITS, con l’obiettivo di favorire la costituzione di una rete di formazione integrata che valorizzi risorse, esperienze e competenze presenti sul territorio per lo sviluppo dei settori imprenditoriali strategici, sulla base dei fabbisogni rilevati periodicamente. È essenziale favorire i giovani, affinché prendano coscienza delle proprie abilità attraverso un apprendimento concreto, che gli permetta di sviluppare un loro progetto di vita e indirizzare le scelte lavorative attraverso un’adeguata e specifica formazione. Ringrazio il Consigliere Provinciale Valentina Vaccari per aver coordinato l’iniziativa”.
“I patti educativi di comunità – sottolinea la Vice Sindaco, Lucia Tanti – costituiscono la risposta adeguata all’atteggiamento di chiusura e isolamento che purtroppo ha caratterizzato quest’epoca solcata dalla pandemia. La Fondazione Arezzo Comunità ha svolto innanzitutto un’analisi della realtà, propedeutica a un progetto condiviso che sta prendendo corpo. E non è che l’inizio di un percorso, non estemporaneo ma che sta dentro le istituzioni perché sono queste ultime a dover governare certe dinamiche. L’idea di fondo è che nei patti educativi tutti si sentano protagonisti e responsabili del futuro delle giovani generazioni. Le energie individuali, specie degli studenti, sono fondamentali perché la dispersione scolastica rischia di diventare dispersione tout court, ovvero del tessuto sociale e questo non possiamo permettercelo. Sul tema delle scuole primarie, il Comune di Arezzo è già al lavoro per garantire un’estate fatta di servizi per bambini e famiglie che parte dall’esperienza dello scorso anno. Con la riproposizione del progetto ‘Tempo Bello’ offriamo percorsi ludico-ricreativi in cui le associazioni partecipanti potranno usufruire gratuitamente degli spazi municipali, scuole, parchi, piazze, potendo ridurre la retta di partecipazione per le famiglie. E ancora: per andare incontro a queste ultime, mettiamo a disposizione buoni per tutte quelle che rientrano in una determinata soglia Isee. ‘Tempo Bello’, dunque, non solo ritorna ma si stabilizza come misura continuativa per dare nuova linfa a servizi educativi municipali che stiamo progettando ancora più strutturati e ricchi a livello di spazi, di tempi e di opportunità”.
Guardando al futuro: dal PNNR 42 milioni per le scuole aretine, ma resta il “nodo” del tempo pieno per le primarie
Un’opportunità per affrontare le tante sfide che il mondo della scuola si trova di fronte – sottolinea infine il rapporto – è rappresentato dai fondi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Per la provincia di Arezzo, sono stati stanziati quasi 42 milioni di euro: 12,5 milioni destinati direttamente alle scuole (per investimenti nei capitoli “Divari” e “Piano Scuola 4.0”) e 29,3 milioni ai Comuni (per i capitoli “Nuove scuole”, “Asili e scuole dell’infanzia” e “Tempo pieno e mense”). Le zone che hanno ricevuto la cifra più alta sono quella di Arezzo (con 14,8 milioni di euro) e la Valdichiana (con 11,8 milioni).
Una sfida accolta solo parzialmente nel PNRR è l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie per 40 ore alla settimana.
“Si tratta di un elemento fondamentale per ampliare l’offerta formativa sin dall’inizio del ciclo di studi, riducendo il rischio di povertà educativa e dispersione scolastica. – conclude Lorenzo Luatti, autore del rapporto e ricercatore di Oxfam – Al momento però in provincia di Arezzo le classi che svolgono il tempo pieno sono presenti soltanto in 41 delle 101 scuole primarie statali del territorio. Si tratta quindi di una possibilità riservata ad appena il 36% del totale degli alunni e solo al 23% degli studenti nel comune capoluogo. La media regionale toscana è significativamente più alta e arriva al 51%”.