“Contavo compulsivamente mentre scappavamo: uno, due, tre, quattro, cinque … e potevo respirare di nuovo solo una volta arrivata al numero nove. Nove bambini, nove bambini vivi. Questo è ciò per cui ho pregato quando siamo fuggiti dal nostro villaggio di Bugros a Deir Ez-Zor all’inizio del 2016. Il viaggio è stato stranamente silenzioso; gli unici suoni che ricordo erano quelli dei respiri stanchi e dei cuori che battevano. Stavamo tutti solo cercando di metterci in salvo il più silenziosamente e il più velocemente possibile.
È un momento difficile a cui ripensare. È stata una decisione difficile lasciare la nostra casa dopo che i militanti dell’Isis hanno preso terre, colture e bestiame.
Il giorno in cui siamo fuggiti, non avevamo in mente una destinazione precisa. Non ci importava dove saremmo finiti finché saremmo stati al sicuro. Non ci importava di dormire all’aperto. C’erano molti bambini e anziani. Alcuni mesi fa, siamo tornati in una casa che è stata quasi completamente distrutta e a terre bruciate. Finora siamo riusciti a coltivare un terzo della nostra terra.
Recuperare dalla guerra e ricostruire la vita che abbiamo avuto una volta è un lungo e arduo viaggio. Ma la vista di germogli verdi che spuntano dappertutto tra il terreno annerito mi dà speranza.”
Seeham, 40 anni, Bugros, Deir ez-Zor
Oxfam aiuta persone come Seeham installando pompe per l’irrigazione lungo le rive del fiume Eufrate, contribuendo a ripristinare i mezzi di sussistenza nel settore agricolo.