7 Marzo 2020

Storie dalla Siria. Ahmad, la vita in una zona di guerra

 
Ahmad_al-Zahraa rural Aleppo Photos credit: Islam Mardini
Ahmad, 39, al-Zahraa, rural Aleppo — Photos credit: Islam Mardini

Un tempo, ero un fabbro orgoglioso. La nostra famiglia aveva un negozio e guadagnava bene. Tutto è cambiato con lo scoppio della guerra.

Non c’è nulla di peggio che dover scegliere se rischiare la propria vita o avere da mangiare.

Ma è una scelta che ho dovuto fare, per la salvezza della mia famiglia, di quella dei miei due figli. Quando la nostra citta, Al – Zahraa, nella zona rurale di Aleppo, è stata assediata, il cibo ha cominciato a scarseggiare; gli scaffali dei supermercati si sono svuotati, e quello che rimaneva diventava sempre più caro. Molte famiglie, inclusa la mia, nella disperata scommessa per la sopravvivenza hanno dovuto vendere tutto. Ho persino fatto l’ambulante per sopravvivere. E alla fine i campi intorno sono stati tutto quello che avevamo. La mattina presto prima che iniziassero a cadere le bombe uscivo per raccogliere alcune erbe, da bollire e usare come cibo.

Erano giorni così difficili che ho pensato di aver visto il peggio. Ma mi sbagliavo.

Un giorno, nel 2016, sono stato colpito da una granata e ho trascorso 16 giorni in coma. Non pensavo di farcela ma sono sopravvissuto, e per grazia di Dio è sopravvissuta anche la mia famiglia. Il nostro viaggio è stato lungo e difficile: dal vivere una vita normale, guadagnando bene come fabbro, al vendere per strada, fino a farmi quasi uccidere … questa è la vita in una zona di guerra. Oggi sono un orgoglioso apicoltore. Ho iniziato con un solo alveare e ho usato i soldi che ho guadagnato dal primo per acquistarne un secondo. Sebbene la vita possa essere incerta, queste api mi danno speranza.

Ahmad, 39, al-Zahraa, rural Aleppo.

Oxfam aiuta persone come Ahmad con programmi di cash for work, denaro in cambio di lavoro, aiutando le persone a guadagnarsi un reddito e provvedere così a sè e alla propria famiglia. Credit: Oxfam/ Islam Mardini

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

Articoli correlati