Il peggior terremoto da decenni: oltre 20 mila vittime, in Siria migliaia di feriti e sfollati nel bel mezzo di un rigidissimo inverno
Stefania Morra, responsabile programma azione umanitaria e Riccardo Sansone, responsabile cooperazione internazionale, fanno il punto sulla situazione in queste ore e le mille sfide per soccorrere la popolazione
A pochi giorni dal terremoto, quali sono le sfide principali?
Questo terremoto è il più forte mai registrato in Turchia da 100 anni, con conseguenze pesantissime anche in Siria. A oggi si contano oltre 20.000 morti, centinaia di migliaia di feriti e sfollati che sono stati accolti nei rifugi collettivi. Molte famiglie sono ancora nelle strade fuori al gelo, cercano senza sosta i propri cari sotto le macerie, o non hanno un posto dove rifugiarsi. Siamo abituati a rispondere alle emergenze umanitarie, ma in questi contesti di crisi, già molto fragili, l’emergenza causata dal terremoto si è andata ad aggiungere ad una situazione di emergenza molto grave: interi villaggi e quartieri sono distrutti, le strade sono impraticabili per i crolli e le voragini. Il tutto mentre le temperature sono scese sotto lo zero, c’è bisogno di rifugi, cibo, medicinali, vestiti e coperte per gli sfollati. La sfida è enorme, e la priorità è quella di salvare più vite possibili.
E’ un’emergenza nell’emergenza. Qual era la situazione prima del 6 febbraio?
In Siria c’è un conflitto da 12 anni, prima del 6 febbraio già oltre 15 milioni di persone necessitavano di aiuti umanitari, di questi 12 milioni che non avevano abbastanza da mangiare. Possiamo immaginare quello che stanno passando ora che il terremoto ha peggiorato le cose, rendendo ancora più difficile portare aiuti e investire su interventi a lungo termine. Nel portare assistenza, dobbiamo pensare prima di tutto ai bisogni di chi è più fragile, di chi ha meno possibilità di sopravvivere e di difendersi. Donne, bambini/e, disabili, che possono subire abusi e prevaricazioni. Pensiamo agli stessi rifugiati siriani, in un paese come la Turchia, che ne accoglie quasi 2 milioni e che spesso non parlano la lingua, vivono in contesti isolati, nelle periferie, per cui è più difficile raggiungere gli aiuti e i rifugi, o anche solo ottenere informazioni sugli aiuti e i servizi disponibili.
Quali sono le capacità di risposta di Oxfam?
Lavoriamo in Siria dal 2012, dove ci occupiamo principalmente di garantire acqua pulita e servizi igienico sanitari agli sfollati e alla popolazione, concentrandoci nelle aree sia urbane che in zone rurali. L’acqua è una priorità in questo paese, manca persino negli ospedali. Quando possibile, ripariamo le reti idriche e ripristiniamo i servizi igienico sanitari, altrimenti la procuriamo con le autobotti, dotando le famiglie e i diversi quartieri di cisterne per conservarla. Abbiamo un ufficio e un team pienamente operativo ad Aleppo e personale a Damasco, e ci coordiniamo costantemente sia a livello operativo che tecnico con altri attori umanitari e partner locali.
Le nostre squadre sul campo, insieme con i nostri partner in Siria come in Turchia stanno valutando l’entità dei danni e dei bisogni umanitari e pianificando una risposta strutturata. E’ una situazione molto difficile: il terremoto ha colpito molte delle persone e delle comunità già in situazione di grave crisi con le quali Oxfam stava lavorando (ad Aleppo e Idleeb). L’emergenza colpisce anche i nostri team sul campo che hanno bisogno di tutto il supporto e la solidarietà possibile in questi giorni e nei mesi a venire.
Cosa sta facendo Oxfam? Quali sono le priorità nel post-terremoto?
Il nostro lavoro si sta concentrando e si concentrerà da qui alle prossime settimane nel distribuire kit di prima necessità e kit igienici alle famiglie sfollate, poi nel fornire acqua pulita e servizi igienico sanitari. Portare acqua pulita è il nostro expertise, è quello che facciamo in tantissime parti del mondo. In Siria stiamo già rispondendo contro il colera, e l’acqua pulita è dunque una priorità assoluta se vogliamo minimizzare i rischi per la salute pubblica e contribuire a salvare quante più vite possibili.
Oltre agli interventi nel settore idrico, distribuiremo aiuti in denaro per acquistare beni di prima necessità, specialmente ad Aleppo, laddove negozi e mercati sono ancora funzionanti. In questo modo cercheremo di aiutare anche i piccoli commercianti locali, lasciando alle persone la libertà di scegliere quello di cui hanno più bisogno, garantendo la dignità delle persone e flessibilità secondo le necessità di ciascuno. Gli sfollati avranno inoltre bisogno di indumenti caldi, coperte, tende per proteggersi dal freddo e dalla pioggia. Prendiamo quindi in esame la possibilità di rispondere in modo adeguato a queste esigenze prioritarie. In Turchia saremo in grado di fare previsioni più precise nelle prossime ore, una volta che avremo informazioni e valutazioni più accurate dal campo.
Si può sostenere la risposta di Oxfam QUI